Anatomia di una caduta

(Anatomie d’une chute)

Regia di Justine Triet

con Sandra Hüller (Sandra), Swann Arlaud (Vincent Renzi), Milo Machado Graner (Daniel), Antoine Reinartz (il pubblico ministero), Samuel Theis (Samuel), Jehnny Beth (Marge Berger), Saadia Bentaïeb (avvocato Nour Boudaoud), Camille Rutherford (Zoe Solidor), Anne Rotger (la presidente della corte), Sophie Fillières (Monica).

PAESE: Francia 2023
GENERE: Drammatico
DURATA: 152′

La scrittrice Sandra vive in un paesino di montagna col marito Samuel e il figlio di dieci anni Daniel, ipovedente in seguito ad un incidente. Quando Samuel viene trovato morto nel cortile della loro casa, caduto dall’ultimo piano, Sandra è sospettata di omicidio. Sarà Daniel, con la sua testimonianza finale, a decretare l’andamento del processo.

Scritto dalla regista con il compagno Arthur Harari, un legal-thriller anomalo che ricostruisce nei particolari una “normale” inchiesta per omicidio, soffermandosi non tanto sulla scoperta della verità quanto sui meccanismi (anche famigliari, come in questo caso) che possono portare ad una verità processuale piuttosto che ad un’altra. Viviamo, di fatto, in un mondo regolato solo ed esclusivamente dalla relatività, perché ogni descrizione della verità è sempre e comunque mediata dal punto di vista (umano, emotivo, politico) di chi la effettua, e dunque ad un certo punto dobbiamo scegliere per quale verità optare. Proprio come fa Daniel, che alla fine sceglie la propria verità, trovando persino prove a suo giudizio incontestabili. O come fa Sandra, normalmente, quando scrive i suoi romanzi. Ma è anche (o soprattutto?) un film sulla difficoltà dei rapporti di coppia, e di quanto sia difficile incasellarli dentro precisi schemi che alcune sovrastrutture richiedono, come quelli della giustizia processuale. Nel lasciare aperte moltissime domande – Sandra è un’assassina? Samuel si è suicidato? Daniel ha davvero udito il padre dire certe cose? – il film sprona al dibattito raccontando l’impossibilità di arrivare ad una verità assoluta.

Triet sceglie uno sguardo il più realistico possibile, rinunciando persino alla musica e optando per riprese dall’aspetto documentaristico; ma sottolinea che nemmeno questa scelta può garantire la scoperta della verità, denunciando di conseguenza anche i limiti del mezzo cinematografico, che a questo punto può soltanto continuare a porre domande. Film estenuante, non sempre facile, ma sicuramente interessante, molto diverso dai gialli coevi. Gigantesca prova della Hüller (se il film riesce a restare ambiguo fino alla fine il merito è soprattutto suo), ma notevole anche quella dell’esordiente Graner. Bella fotografia camaleontica di Simon Beaufils. Il titolo richiama un celebre film di Otto Preminger col quale questo Anatomia di una caduta ha parecchi elementi in comune. Palma d’oro a Cannes. La mancata candidatura agli Oscar come miglior film internazionale è invece diventata in Francia un caso politico, ma la pellicola ha comunque avuto la sua rivalsa portandosi a casa la statuetta per la miglior sceneggiatura originale (a fronte di cinque candidature totali) e facendo parlare di sè anche per la presenza, alla serata di Los Angeles, del cane Messi, interprete del cane-guida Snoop. Un punto d’arrivo niente male per un film interamente prodotto da piccole case indipendenti.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Drammatico e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *