Demoni e dei

(Gods and Monsters)

Regia di Bill Condon

con Ian McKellen (James Whale), Brendan Fraser (Clayton Boone), Lynn Redgrave (Hanna), Lolita Davidovich (Betty), David Dukes (David Lewis), Jack Plotnick (Edmund Kay), Jack Betts (Boris Karloff), Rosalind Ayres (Elsa Lanchester), Martin Ferrero (George Cukor), Matt McKenzie (Colin Clive), Kevin J. O’Connor (Harry).

PAESE: USA 1998
GENERE: Biografico
DURATA: 105′

Ultimi giorni di vita di James Whale (1889-1957), regista di una ventina di film di vario genere tra il 1930 e il 1941 ma ricordato soprattutto per i quattro horror (Frankenstein del 1931, Il castello maledetto del 1932, L’uomo invisibile del 1933, La moglie di Frankenstein del 1935), relegato ai margini dell’industria hollywoodiana quando, nei primi anni quaranta, ammise pubblicamente la propria omosessualità. Il film immagina il rapporto di Whale col giovane giardiniere Boone, attraverso il quale emergono molti particolari sul suo cinema e sulla sua burrascosa vita privata.

Dal libro semi-biografico Father of Frankenstein (1995) di Christopher Bram, adattato dal regista, un romanzato ma coerente resoconto degli ultimi giorni di vita di Whale, morto suicida nella piscina della sua villa, nel quale si racconta il rapporto del regista con almeno tre grandi “aree” della sua vita: la prima guerra mondiale (in cui Whale prestò servizio come volontario,arrivando al grado di ufficiale), l’omosessualità e il cinema. Alla fine non dà risposte certe su quanto le prime due componenti abbiano influito sulla terza (un argomento sul quale gli storici discutono da sempre), eppure il film indovina la ricostruzione d’epoca e le riflessioni sulla società USA e su Hollywood, riuscendo oltretutto a rendere credibile il rapporto tra Whale e Boone. Gli appassionati avrebbero certamente gradito più flashback dai set dei suoi capolavori (ve n’è soltanto uno, veloce ma memorabile, da quello de La moglie di Frankenstein, secondo molti il suo capolavoro) e più incursioni nell’ipocrita mondo hollywoodiano (che fa capolino soltanto nella festa a casa di George Cukor), ma a Condon interessa in primis raccontare il tormento di Whale, sia rispetto al proprio cinema che alla propria sessualità. Memorabile prova di McKellen, gay e inglese come Whale, ma non gli sono da meno il giovane Fraser (appena un anno prima di diventare famosissimo con la saga de La mummia) e la sempre verde Redgrave nei panni di una governante burbera e materna. Splendida scena finale. Belle musiche di Carter Burwell. Battendo ogni pronostico, il film vinse un Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. Il titolo originale, riferimento ad una celebre frase presente ne La moglie di Frankenstein, è snaturato dalla traduzione italiana che inspiegabilmente trasforma l’emblematico “mostri” in “demoni”.

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