(The Missouri Breaks)
Regia di Arthur Penn
con Marlon Brando (Robert Lee Clayton), Jack Nicholson (Tom Logan), Randy Quaid (Tod), Harry Dean Stanton (Calvin), Kathleen Lloyd (Jane Braxton), Frederic Forrest (Cary), John McLiam (David Braxton), John Ryan (Si), Sam Gilman (Hank Rate).
PAESE: USA 1976
GENERE: Western
DURATA: 126′
Nel Montana, sul fiume Missouri, un allevatore arricchito che amministra la giustizia a modo suo ingaggia uno strambo cacciatore di taglie affinché sgomini una banda di ladri di bestiame. Con l’inganno li uccide tutti, tranne uno, che avrà la sua vendetta.
Terzo western di Penn dopo Furia selvaggia – Billy the kid (1958) e Piccolo grande uomo (1970), basato su una sceneggiatura scritta da Thomas McGuane con lo stesso Brando, anche produttore. Sin dalla premessa – il cattivo non è un fosco uomo d’affari, ma un allevatore arricchito – è chiara l’intenzione di girare un “anti-western” senza eroi e senza grandi imprese, sgradevole e fortemente demistificatorio (i membri della banda vengono uccisi con l’inganno, e quasi sempre mentre espletano i propri bisogni più “bassi”, come defecare o fornicare), un’opera che si avvicina alle riletture di Peckinpah e anticipa di una ventina d’anni Gli spietati di Clint Eastwood. Manca addirittura il duello finale, sostituito da un’esecuzione silenziosa tutta costruita su primissimi piani, quasi a voler sovvertire la logica dei duelli “liturgici” del cinema di Leone. Come sempre accade nel cinema del regista la simpatia è tutta per i ribelli, mentre i tutori dell’ordine sono visti come feroci sanguinari sprovvisti di qualsiasi pietà. Nonostante questa esplicita ricchezza di temi non è uno dei migliori film di Penn, un po’ lento e a tratti sconclusionato, troppo incentrato su Brando e sulla sua performance eccessiva e sopra le righe (praticamente in ogni scena indossa un abito differente, e nel finale appare addirittura vestito da donna). Meglio Nicholson. Le musiche sono di John Williams. Buon riscontro critico ma scarso successo di pubblico.
