No Time to Die

(No Time to Die)

Regia di Cary Joji Fukunaga

con Daniel Craig (James Bond), Léa Seydoux (Madeleine Swann), Rami Malek (Lyutsifer Safin), Lashana Lynch (Nomi), Ralph Fiennes (M), Ben Whishaw (Q), Christoph Waltz (Ernst Stavro Blofeld), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Rory Kinnear (Bill Tanner), Ana de Armas (Paloma), David Dencik (Valdo Obruchev), Jeffrey Wright (Felix Leiter), Dali Benssalah (Primo), Billy Magnussen (Logan Ash).

PAESE: USA, Gran Bretagna 2021
GENERE: Avventura
DURATA: 163’

Cinque anni dopo essere scampato a un attentato a Matera, convinto che l’amata Madeleine faccia parte della SPECTRE e l’abbia tradito, James Bond si mette sulle tracce di un misterioso criminale che sembra lavorare per la famigerata organizzazione. Dopo aver ritrovato la squadra di sempre (con qualche nuova aggiunta), l’agente con licenza di uccidere scoprirà un piano ben più complesso che lo porterà a fare i conti col proprio passato e la propria tumultuosa vita privata…

25esimo Bond, sempre prodotto da EON Pictures, il quinto (e ultimo) con Craig nei panni dell’agente segreto più noto della storia del cinema. Sin dal primo capitolo craighiano, Casino Royale, era chiara l’intenzione di creare un arco narrativo continuativo molto più compatto e consequenziale rispetto ai “cicli” precedenti, nei quali c’erano sicuramente elementi costanti ma mancava una trasformazione, psicologica e caratteriale, del protagonista. Il critico Bilge Ebiri ha scritto che “il progetto principale dei film su Bond con Craig può essere visto facilmente come il tentativo di vedere fino a quanto non-Bond può diventare Bond”: anche questo “ultimo” capitolo segue questa logica, umanizzando definitivamente un personaggio non propriamente noto per la sua umanità e intervenendo per la prima volta sulla sua sfera privata ed emotiva, fino ad un finale “unico” per la saga e secondo molti inconcepibile prima della profondità psicologica che si è voluto dare al Bond di Craig. La sceneggiatura del regista, Neal Purvis e Robert Wade (già autori degli ultimi due Brosnan e di tutti i Craig), ai quali si aggiunge la giovane Phoebe Waller-Bridge, non rinuncia sicuramente ai molti stereotipi dell’action movie che tanto piacciono al grande pubblico (Bond becca tutti al primo colpo, mentre lui pare schivare qualsiasi proiettile), ma è colma di pathos e trovate, coerenza psicologica e coerenza (una volta tanto) narrativa, bei personaggi, anche tra i nuovi arrivati (breve ma memorabile la apparizione della de Armas), riuscendo a rendere credibili i tormenti di un attore ormai “anzianotto” per la parte (51 anni ai tempi delle riprese) eppure assolutamente perfetto, capace di mettere in dubbio anche tra le più rigide fan base il fatto che il miglior Bond della storia sia ancora Connery.

Nonostante si tratti del film della saga più lungo di sempre (2 ore e 43 minuti), non ha un cedimento di ritmo. Anche perchè si rivela azzeccata la scelta di Fukunaga, funambolo della macchina da presa che aveva già mostrato il suo talento nella prima serie di True Detective e che si rivela capace di uno stile visivamente appagante (ma qui il merito va condiviso col direttore della fotografia Linus Sandgren, abituale collaboratore di Damien Chazelle) e di scelte registiche tutt’altro che convenzionali (si vedano l’incursione nel palazzo del MI6 o i piani sequenza coi quali risolve alcune sequenze di lotta). Moltissimi nel film i riferimenti a Agente 007 – Al servizio segreto di sua maestà, sesto film della saga da sempre snobbato e solo recentemente rivalutato come uno dei migliori (si tratta dell’unico interpretato da George Lazenby), riferimenti mai gratuiti perchè non si limitano a citazioni di porzioni di dialoghi e canzoni, quanto perchè si tratta dell’unico altro film della saga con un finale tragico e un Bond radicalmente diverso dagli altri. E col quale condivide la riflessione sul tempo, spesso da noi percepito come arcigno o ingiusto. Da antologia il prologo girato nella nostra bellissima Matera. Il personaggio di Nomi, giovane ragazza di colore che sostituisce Bond nei panni di 007 dopo il suo pensionamento, è un innesto godibile che sembra concepito appositamente per far innervosire i tanti bigotti che giudicano inconcepibile la venuta di un eventuale Bond non di sesso maschile e non bianco. Malek, fresco di Oscar per Bohemian Rhapsody, tratteggia invece la figura di un memorabile cattivo, tra i più inquietanti dell’intera saga. Musiche di Hans Zimmer, per la prima volta coinvolto nella saga. La canzone No Time to Die che s’ode sui titoli di testa è cantata dalla giovane Billie Eilish, che l’ha scritta col fratello Finneas O’Connell. L’uscita del film è stata una delle più rinviate a causa della Pandemia di Covid-19: prevista per l’aprile 2020, è stata spostata a ottobre dello stesso anno, poi a gennaio 2021 e infine a ottobre 2021. Immenso successo di pubblico. Da vedere.

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