Sound of Metal

(Sound of Metal)

Regia di Darius Marder

con Riz Ahmed (Ruben Stone), Olivia Cooke (Louise Berger), Paul Raci (Joe), Lauren Ridloff (Diane), Mathieu Amalric (Richard Berger), Tom Kemp (Dottor Paysinger).

PAESE: USA 2019
GENERE: Drammatico
DURATA: 120′

Il batterista Ruben e la chitarrista e cantante Louise sono fidanzati da quattro anni, e insieme hanno dato vita a un duo musicale col quale ora sono in tour per gli States. Improvvisamente, lui diventa quasi totalmente sordo. Impossibilitato a suonare, si ritrova in una comunità per non udenti tossici o ex tossici (lui stesso ebbe problemi con la droga), inserendosi in una realtà per lui nuova ma continuando a sognare la costosissima operazione che, tramite l’innesto di un impianto, potrebbe portarlo a sentire di nuovo…

Scritto col fratello Abraham, è il film d’esordio di Marder, già apprezzato sceneggiatore di Come un tuono (2012) di Derek Cianfrance che qui appare come autore del soggetto (fu lui stesso un batterista affetto da acufene). È probabilmente uno dei film più riusciti sul tema del suono, o meglio, del sentire. Nel raccontare la storia di un uomo che fatica ad accettare quella che percepisce come una malattia, Marder dipinge un quadro di grande pietas in cui contano soprattutto i personaggi e l’idea che il sentire sia una delle più grandi ricchezze umane. Per raccontarlo – e per raccontare quanto sia traumatico diventare sordi all’improvviso, per chiunque ma anche e soprattutto per chi fa musica – Marder opta per una regia scarna ma evocativa che ben si sposa ad un sound designer (di Nicolas Becker) complesso e stratificato, capace di descrivere minuziosamente ciò che sente (o NON sente) Ruben e di trasmetterlo in maniera precisa allo spettatore. Indugia, più che sulla musica, sui suoni che riteniamo quasi banali (il fruscìo delle foglie al vento, la pioggia, il canto degli uccellini) ma che per primi ci danno l’idea di cosa sia il suono rispetto al silenzio, e riesce a promuovere l’idea che, come dice anche Joe, “essere sordi non è un handicap, non è un qualcosa da aggiustare”. Senza prediche o facile buonismo, come dimostra il fatto che lo stesso Joe cacci Ruben dalla comunità solo perchè legittimamente il ragazzo non si rassegna alla propria sordità.

Nel finale non manca qualche inverosimiglianza (possibile che Ruben non si sia informato sul risultato finale della sua operazione?), ma il film affronta in maniera aggraziata e mai didascalica anche le scelte narrative più convenzionali (come il sottofinale in stile Cast Away), e sa essere emozionante e credibile fino alla fine. Straordinaria performance di Ahmed, che prima delle riprese ha svolto sei mesi di lezioni di batteria e ha imparato interamente la lingua dei segni americana. Inizialmente il film avrebbe dovuto uscire in sala ad agosto 2020, ma a causa della pandemia da Covid-19 è passato fugacemente nei cinema USA per poi essere distribuito a livello globale soltanto in streaming sul servizio Amazon Prime Video. Ben sei nomination ai premi Oscar: film, attore ad Ahmed, attore non protagonista a Raci, sceneggiatura originale, montaggio e, ovviamente, sonoro. L’avrebbero meritata anche la cangiante fotografia di Daniel Bouquet e l’evocativo e minimale accompagnamento musicale dello stesso Becker con Abraham Marder. Un piccolo gioiello.

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