The Holdovers – Lezioni di vita

(The Holdovers)

Regia di Alexander Payne

con Paul Giamatti (Paul Hunham), Dominic Sessa (Angus Tully), Da’Vine Joy Randolph (Mary Lamb), Carrie Preston (Lydia Crane), Brady Hepner (Teddy Kountze), Ian Dolley (Alex Ollerman), Jim Kaplan (Ye-Joon Park), Michael Provost (Jason Smith), Andrew Garman (Hardy Woodrip), Naheem Garcia (Danny), Gillian Vigman (Judy Clotfelter), Tate Donovan (Stanley Clotfelter).

PAESE: USA 2023
GENERE: Commedia drammatica
DURATA: 133′

Barton Academy (New England), 1970. Paul Hunham, impopolare professore di lettere classiche mal sopportato da studenti e colleghi, accetta di trascorrere le vacanze di Natale nel collegio con quattro studenti che, per ragioni diverse, sono impossibilitati a raggiungere le rispettive famiglie per le festività. Quando tre di loro riescono a tornare a casa, Paul rimane solo con il ribelle Angus Tully e con la cuoca afroamericana Mary, che ha appena perso il figlio in Vietnam. L’esperienza cambierà tutti e tre.

Da un soggetto di David Hemingson, anche sceneggiatore, una commedia agrodolce nel perfetto stile del regista che ancora una volta parla di solitudine, rimpianti, inappagamento (professionale e privato) che porta a mentire soprattutto a se stessi, potere terapeutico del viaggio, padri assenti o inadempienti, bisogno di conoscere il passato (e la Storia con S maiuscola) per capire davvero il presente. Ma è soprattutto un elogio alla dignità degli ultimi, dei tanti holdovers (letteralmente residui) di questo mondo che, pur per motivi diversi, sono o si sentono ai margini di una società che costringe alla perfezione. L’intreccio non è particolarmente originale e molte strade sono già state battute, ma i personaggi sono scritti così bene, e lo sguardo è così acuto e a tratti struggente (l’incontro con il padre di Angus) da renderlo un’opera superiore alla media, nella quale l’incontro di due solitudini (che poi in realtà sono tre) serve ancora una volta per raccontare il calore dell’incontrarsi, soprattutto se si è accomunati dallo status di perdenti. E alla fine il gesto di Paul per salvare Angus dall’accademia militare (il primo passo per finire ammazzato in Vietnam) è un gesto tanto umano quanto politico, attraverso il quale due sfigati, due holdovers appunto, si prendono la loro rivalsa verso una società che non ha mai voluto loro bene. Regia di alto livello, meravigliosa fotografia anni settanta di Eigil Bryld (che utilizza un desueto aspect ratio di 1,66:1), e una straordinaria alchimia tra il mai troppo celebrato Giamatti, che ritrova Payne quasi vent’anni dopo l’ottimo Sideways – In viaggio con Jack (2004), e l’esordiente Sessa, capace di tratteggiare in maniera credibile i tormenti del suo personaggio. Ben cinque nomination ai premi Oscar ma soltanto una statuetta, meritatissima, a Randolph come miglior attrice non protagonista. Un gioiellino, capace di far ridere (anche molto) come di commuovere.

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