I viaggiatori della sera

Regia di Ugo Tognazzi

con Ugo Tognazzi (Orso Banti), Ornella Vanoni (Nicki Banti), Corinne Cléry (Ortensia), Roberta Paladini (Anna Maria Banti), Pietro Brambilla (Francesco Banti), José Luis López Vázquez (Simoncini), William Berger (Cochi Fontana), Manuel de Blas (Bertani), Deddi Savagnone (Mila Patrini), Leo Benvenuti (Sandro Zafferi), Enrico Tricarico (il direttore), David Fernández Álvaro (Antonluca), Riccardo Tognazzi (il giardiniere).

PAESE: Italia, Spagna 1979
GENERE: Fantascienza
DURATA: 104′

In un futuro non lontano, per far fronte all’eccessiva sovrappopolazione, le persone che raggiungono 49 anni d’età sono costrette ad abbandonare qualsiasi attività e a trasferirsi in un residence sul mare dal quale non possono più uscire. I coniugi Banti raggiungono loro malgrado la struttura che gli è stata assegnata,  scoprendo oltretutto che ogni settimana un gruppo di ospiti, selezionati attraverso un gioco stile mercante in fiera, vengono soppressi con la scusa di partecipare ad una crociera. Ma un gruppo di “villeggianti”, sostenuti da alcuni membri dello staff, progettano la fuga…

Quinta (ed ultima) regia di Tognazzi, che adatta con Sandro Parenzo un romanzo omonimo di Umberto Simonetta. Un film anomalo, lontano dai canoni del cinema italiano e da quelli dello stesso Tognazzi, che alle soglie dei sessant’anni riflette sulla vecchiaia e sulla presunta inutilità dei vecchi, spesso dimenticati dai giovani e dalla politica che li ritiene oramai inutili. Il risultato è un’opera cattiva (incattivita?), in cui il regista/attore immagina un mondo distopico in cui l’unica libertà rimasta all’uomo è quella del turpiloquio, in controtendenza al politicamente corretto imperante, e l’unico sfogo possibile resta quello sessuale, ovvero imperniato sui suoi peggiori istinti animaleschi. Anche se, in fondo, si tratta di un film sull’amore: senza di esso, non ha più senso nemmeno la rivoluzione. Indeciso se scivolare verso il grottesco o se attenersi ad un certo realismo, non privo di passi deliranti (la tappa presso l’oasi dei due gemelli), penalizzato da un finale troppo programmatico (quello sullo zoo galleggiante), nel quale l’impellenza del messaggio pare “schiacciare” definitivamente la coerenze filmica, rimane comunque un prodotto interessante e per certi versi anticipatore, intelligente, pieno di trovate e pezzi struggenti (l’addio di Nicki). Nonostante questo, critica e pubblico lo bocciarono senza riserve, forse perché davvero troppo audace per le rotte cinematografiche (soprattutto italiane) dell’epoca. Una stroncatura della quale Tognazzi soffrì a tal punto che non si sarebbe mai più cimentato nella regia. Ma anche la censura ci andò pesante: vietò il film ai 18 anni, poi scesi a 14 dopo il ricorso (un interessante documento sull’argomento è l’intervista che Baudo fece a Tognazzi a Domenica In poco dopo l’uscita della pellicola). Grande prova della Vanoni. Girato in Spagna, nei pressi delle Canarie, sfruttando alcuni paesaggi brulli e dal vago sapore lunare che accentuano la dimensione distopica della vicenda. Fotografia di Ennio Guarnieri. Cameo di Ricky Tognazzi, ancora accreditato come Riccardo, e unico ruolo d’attore dello sceneggiatore Leo Benvenuti. Uno di quei rari casi di film non particolarmente riuscito che però vale la pena vedere.

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