Morto per un dollaro

(Dead for a Dollar)

Regia di Walter Hill

con Christoph Waltz (Max Borlund), Willem Dafoe (Joe Cribbens), Rachel Brosnahan (Rachel Kidd), Warren Burke (sergente Alonzo Poe), Brandon Scott (Elijah Jones), Benjamin Bratt (Tiberio Vargas), Hamish Linklater (Martin Kidd), Luis Chavez (Esteban Romero), Guy Burnet (English Bill), Fidel Gomez (capitano Aragon).

PAESE: USA 2022
GENERE: Western
DURATA: 107’

Cacciatore di taglie è assunto per riportare a casa la moglie di un imprenditore, rapita e portata in Messico da un soldato afroamericano disertore. Quando la trova e scopre che in realtà è fuggita  volontariamente dal marito, fedifrago e violento, s’interroga su come agire. Intanto, un ricco possidente della zona si interessa della questione…

Come Carpenter, Hill (classe 1942) è uno che ha messo il western in tutti i film che ha fatto. A differenza di Carpenter, tuttavia, ha girato anche dei western “puri”, e questo Dead for a Dollar è il quarto dopo I cavalieri dalle lunghe ombre (1980), Geronimo (1993) e Wild Bill (1995), il quinto se si considera anche la miniserie televisiva Broken Trail (2006). Tra quelli usciti in sala, è il primo a non trarre ispirazione da eventi reali, bensì da un soggetto che lo stesso Hill scrisse diversi anni prima con Matt Harris e che ricorda nelle premesse l’ottimo Ucciderò Willie Kid (1970) di Abraham Polonsky. Il tentativo di rinnovarsi rispetto al passato è palesato dal personaggio di Rachel, donna forte, decisa e artefice del proprio destino (qualcosa che nei film di Hill, soprattutto nei western, si è visto raramente), ma il film non convince del tutto, viziato da uno stile scanzonato ma abbastanza piatto, ben diverso da quello che ha reso il regista un autore, e da una sceneggiatura tutto sommato banale che, nonostante la presenza di un attore abile come Waltz, non riesce a trasmettere in nessun modo il tormento di un personaggio che si ritrova per la prima volta a dover scegliere tra etica e affari. Il basso costo, evidente, poteva diventare una virtù come succedeva nei western di Budd Boetticher (al quale, non a caso, il film è dedicato), ma l’approssimazione sembra regnare un po’ su tutto, e la scelta, abbastanza inspiegabile, di virarlo digitalmente in seppia (fotografia del solito Lloyd Ahern II) non fa che accrescere la sensazione di posticcio che si respira sin dalle prime scene. Dal regista de I guerrieri della notte e I guerrieri della palude silenziosa (ma anche, per volare più basso, di 48 ore Ancora vivo) è legittimo aspettarsi qualcosa di più.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Western e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *