Geronimo

(Geronimo: An American Legend)geronimo_an_american_legend_ver1_xlg

Regia di Walter Hill

con Jason Patric (Tenente Charles B. Gatewood), Gene Hackman (Generale di Brigata George Crook), Robert Duvall (Al Sieber), Wes Studi (Geronimo), Matt Damon (Tenente Britton Davis), Rodney A. Grant (Mangas), Kevin Tighe (Generale Nelson Miles), Steve Reevis (Chato), Victor Aaron (Ulzana).

PAESE: USA 1993
GENERE: Western
DURATA: 115’

1885. Ultime, rocambolesche fughe del condottiero indiano Geronimo, che fino all’ultimo tentò di fuggire ai bianchi e all’inumano sistema delle riserve.

Basato (minuziosamente) sugli ultimi anni di libertà di uno dei più celebri personaggi del West – che fino all’ultimo rifiutò di arrendersi al governo americano – è un western post moderno anomalo, orgogliosamente demodè nel suo essere allo stesso tempo epico (la sceneggiatura è di John Milius, autore dello script di Apocalypse Now e regista di Un mercoledì da leoni) e anti – spettacolare, perennemente in bilico tra demistificazione della frontiera e sua mitizzazione leggendaria. Un ennesimo western revisionista e crepuscolare, onesto nell’evitare l’agiografia (pur stando dalla parte degli indiani, Hill non sorvola affatto sulle imprese sanguinarie di Geronimo) e molto lucido nel rievocare uno dei passi più bui della storia americana, quello in cui i legittimi abitanti di una nazione vennero cacciati a pedate e rinchiusi nelle riserve (talvolta, dopo essere stati sfruttati dai bianchi, come accade alle guide indiane), quello in cui l’uomo bianco si macchiò irrimediabilmente di sangue predicando paradossalmente la nascita della civiltà. A livello tematico, la vera innovazione del film sta non tanto nella rievocazione del contrasto “sociale” tra due mondi (indiani/bianchi), quanto in quello tra due diversi (e poco conosciuti) atteggiamenti: quello “etico” del generale Crook (che stimava e rispettava gli indiani, ne era amico, tentava di raggiungere la pace senza usare la violenza) e quello inumano (e terribilmente vicino alle guerre di oggi) del generale Miles. Infatti, in tutta la prima parte (sotto Crook) non c’è una manichea divisione tra buoni e cattivi, non c’è un vero e proprio conflitto, le fazioni non combattono ma parlano. Che è un po’ come dire che prima c’erano gli uomini, poi è venuta la politica. È anche un grande film sull’amicizia e il rispetto del diverso. Personaggi bellissimi (specialmente quelli di Hackman e Duvall) e dialoghi ben scritti. Non originalissimo, ma riscattato da un talento visivo impressionante, in cui le perfette sequenze d’azione si alternano a passi intimisti e a visioni di struggente, ampio respiro epico. Il merito è anche della superba fotografia di Lloyd Ahern II e delle azzeccate musiche di Ry Cooder. Manca un vero protagonista, come se Hill volesse sottolineare il distacco di sguardo e l’obiettività del suo ragionamento. Decisamente riuscito.

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