Amsterdam

(Amsterdam)

Regia di David O. Russell

con Christian Bale (Burt Berendsen), Margot Robbie (Valerie), John David Washington (Harold Woodman), Robert De Niro (Generale Gil Dillenbeck), Rami Malek (Tom Voze), Anya Taylor-Joy (Libby Voze), Mike Myers (Paul Canterbury), Michael Shannon (Henry Norcross), Matthias Schoenaerts (Lem Getwiller), Alessandro Nivola (Hiltz), Chris Rock (Milton), Zoe Saldana (Irma), Timothy Olyphant (Milfax), Taylor Swift (Liz Meekins), Andrea Riseborough (Beatrice), Ed Begley Jr. (Bill Mekins).

PAESE: USA, Canada 2022
GENERE: Giallo
DURATA: 134′

Amici inseparabili ai tempi della prima guerra mondiale, due reduci (uno bianco e uno nero, uno medico e l’altro avvocato) e un’infermiera si ritrovano nella New York del 1933 per indagare su un misterioso omicidio. Scopriranno l’esistenza di un complotto ordito con lo scopo di instaurare negli Stati Uniti una dittatura simile a quelle europee.

Decimo film di Russell, ispirato alla storia vera del generale Smedley Butler (1881 – 1940) che nel 1934 riferì al congresso americano di essere stato avvicinato da un gruppo di ricchi industriali affinchè, sfruttando la propria influenza sui reduci di guerra, guidasse un colpo di stato per destituire il presidente Roosevelt e instaurare un dittatura simile a quelle di Hitler in Germania e Mussolini in Italia (la vicenda prese il nome di business plot); alla fine una commissione stabilì che, nonostante diverse prove a sostegno della tesi di Butler, non c’erano i presupposti per intentare una causa. Partendo da questo “appetitoso” materiale storico, Russell gira una godibile commedia gialla in cui, prima ancora della storia, contano i personaggi e il loro modo di agire rispetto alla corruzione del mondo (in questo caso principalmente materiale, ma come sempre anche morale). Accolto male dalla critica di tutto il mondo e quasi totalmente ignorato dal pubblico, è in realtà uno dei film più solidi e meno artificiosi di Russell, più genuinamente spassoso e meno verboso del solito, un ennesimo atto d’amore verso i perdenti di qualsiasi tipo con poche scene madri ma con tanti piccoli, riusciti “momenti”. Scritto benissimo, ha dialoghi notevoli e almeno due interpretazioni memorabili, quella di Bale, stavolta monocolo, gobbo e sfregiato, e quella di un De Niro raramente così in parte (rispetto agli ultimi anni, si intende), alle prese con un personaggio che si rivela, in fondo, il vero fulcro del film e il veicolo ultimo del suo messaggio. Ridondante? Forse, ma con stile. Radiosa la Robbie, non un granché Washington. Un film tenero e intelligente, di quelli che lasciano allo spettatore una bella sensazione. La fotografia è del grande Emmanuel Lubezki.

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