The Batman

(The Batman)

Regia di Matt Reeves

con Robert Pattinson (Bruce Wayne/Batman), Zoë Kravitz (Selina Kyle), Paul Dano (Edward Nashton/Enigmista), Jeffrey Wright (James Gordon), John Turturro (Carmine Falcone), Peter Sarsgaard (Gil Colson), Andy Serkis (Alfred Pennyworth), Colin Farrell (Oswald Cobblepot/Pinguino).

PAESE: USA 2022
GENERE: Thriller
DURATA: 175′

In una Gotham City oscura e più che mai flagellata da violenza e corruzione, il tenente Jim Gordon indaga su una serie di misteriosi omicidi compiuti da un inafferrabile criminale che si fa chiamare “l’enigmista”. Ad aiutarlo c’è Batman, vigilante mascherato dai metodi poco ortodossi dietro la cui maschera si cela l’irrequieto miliardario Bruce Wayne, che combatte il crimine per vendicare la morte dei suoi genitori. Mentre indaga, Batman si scontra col marciume delle istituzioni di Gotham, e fa la conoscenza della misteriosa Selina, che lavora nel locale gestito da Oswald Cobblepot detto Pinguino e sembra avere parecchi conti in sospeso col boss della mala Carmine Falcone…

Considerando soltanto il cinema, questo The Batman rappresenta il quarto reboot del supereroe in poco più di trent’anni, arrivato a pochissima distanza temporale dalle due apparizioni (e mezza) del Batman di Ben Affleck e Zach Snyder, oltretutto mai in pellicole dedicate esclusivamente a lui. La sceneggiatura di Reeves con Peter Craig pesca a piene mani da albi o serie di albi (i più noti sono forse The Long Halloween e Batman – Anno uno), ma è innegabile che il film operi una notevole rilettura del personaggio, non semplice se si pensa allo status di pietre miliari di cui già godono i due film di Tim Burton e i tre di Christopher Nolan. Sin dalla scelta di utilizzare l’articolo davanti al nome, come accadeva nelle primissime strisce a fumetti, The Batman riporta l’uomo pipistrello ai suoi albori (soprattutto cartacei) nei quali si raccontavano soprattutto il suo fiuto da detective e il suo spirito deduttivo, ma anche la vocazione verso un’idea di giustizia non proprio cristallina, spesso mediata (in negativo) da una rabbia furente causata dal trauma di aver perso i propri genitori per mano di un criminale. Nel riprendere queste peculiarità “arcaiche” del personaggio, Reeves ne racconta il passaggio da giustiziere a simbolo di giustizia. Quando scopre le “colpe” dei genitori Bruce vacilla, perchè mettendo in discussione la loro integrità morale è costretto a mettere in discussione anche sè stesso, i motivi per cui fa ciò che fa; solo quando capisce che l’operato di Batman deve essere dettato da un’ideale e non da un motivo personale (all’inizio lui stesso si definisce vendetta) placa il proprio tormento e diventa un emblema di giustizia e speranza.

Capisce che non deve lottare per il sè bambino, bensì per tutti i bambini (come il figlio del sindaco, col quale si crea un bel legame, anche se appena accennato) che si ritrovano soli al mondo. Solo allora diventa un simbolo, ovvero THE Batman. Reeves fa di questo giovane Wayne un orfano irrequieto e fin troppo impulsivo, un post adolescente incazzato col mondo che ancora non riesce a veicolare la sua rabbia e le sue frustrazioni, depresso e disadattato, appesantito da un opprimente fardello e da una maschera che sembra portarsi addosso anche nei pochi momenti nei quali non la indossa. Chi lo ha definito un Batman “emo” forse dovrebbe scorrere un bignami di psicologia, e informarsi su quali “problemi” possono sorgere in un bambino che perde i genitori in maniera violenta e cresce da solo con un maggiordomo a fargli da padre, madre e amico. Insomma, è molto più realistico che sia un ventenne depresso a scegliere di vestirsi da “mostro” e lottare contro il crimine piuttosto che un gioioso e solare ereditiero che riesce ad avere due personalità così distinte da essere credibile in entrambe (il Batman di Burton, il Batman di Nolan, per citare due dei migliori). Questa cupezza, questa “guerra” interiore che ha luogo NEL personaggio, si proietta nello stile visivo del film, cupo, oscuro, sporco, bagnato: non a caso Reeves ha citato come fonte di ispirazione Seven di Fincher, un altro grande giallo che trascende il genere, in cui l’indagine è il pretesto per parlare di qualcos’altro e il luogo dell’azione è una città ripresa quasi sempre di notte, buia anche di giorno e perennemente sferzata da una pioggia torrenziale che vorrebbe lavare via i suoi peccati e invece finisce solo col renderli più foschi e impalpabili. Certo, può darsi che sia più oscuro a livello visivo che nell’anima, ed è sicuramente meno politico del Batman secondo Nolan (anche se il finale è decisamente in Nolan-Style), ma tutto ciò che si vede in queste tre lunghe (ma non prolisse) ore rivela un talento (sia visivo che di scrittura) davvero notevole.

Poca azione, convogliata in un roboante inseguimento a metà film e nel nolaniano finale, molta introspezione e la capacità di tratteggiare personaggi che restano facilmente nella memoria. Forse l’unico personaggio stereotipato è la Cat-Woman della Krawitz, la cui storyline poteva essere ragionata in maniera meno banale. Tanta carne al fuoco, insomma, ma cucinata molto bene. Al punto che possiamo anche sorvolare su qualche spunto un pò tirato per i capelli (possibile che ne Gordon ne Batman capiscano chi è la rata alada?). Bella la scelta di accentuare il tono neo-noir della pellicola utilizzando la voce over di Batman (memorabile il suo iniziale monologo sull’ombra). Bravissimo Pattinson, e notevole il suo costume così proletario, così poco tecnologico, pesante come il fardello che si porta addosso colui che lo indossa. Paul Dano, col suo anomalo enigmista, entra invece di diritto nella walk of fame dei villain psicotici più riusciti del franchise. Grandissimo successo di pubblico per quello che sarà sicuramente il capitolo uno di una nuova trilogia. Come già accaduto con Joker, DC Comics si rivela all’altezza di Marvel solo quando sposa un progetto estremamente personale come questo. Dovrebbe capire che è la sua arma in più, e andare in questa direzione. In colonna sonora spuntano Nel blu dipinto di blu di Modugno e Something in the Way dei Nirvana, quest’ultima una scelta non banale se si considera il carattere grunge del Bruce Wayne di Pattinson. Le musiche originali sono del marveliano Michael Giacchino. Ottimo uso della luce (fotografia del grandissimo Greig Fraser) che regala perle come il combattimento al buio illuminato soltanto dalle luci delle armi da fuoco. Fan di Batman, non perdetevelo.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Thriller e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *