Il cartaio

Regia di Dario Argento

con Stefania Rocca (Anna Mari), Liam Cunningham (John Brennan), Silvio Muccino (Remo), Claudio Santamaria (Carlo Sturni), Adalberto Maria Merli (il questore), Fiore Argento (Lucia), Cosimo Fusco (Berdardelli), Giovanni Visentin (capo del CID), Luis Molteni (il patologo), Pier Maria Cecchini (il capo della mobile), Carlo Gabardini (tecnico informatico).

PAESE: Italia 2004
GENERE: Thriller
DURATA: 99′

A Roma, un maniaco rapisce e uccide giovani donne sfidando la polizia al video-poker online. La poliziotta Anna, aiutata da un collega irlandese e da un piccolo genio abile nel gioco, gli da la caccia. Inutile dire che la soluzione dell’inghippo coinvolgerà qualcuno che Anna conosce già molto bene…

Quindicesimo film di Argento, anche sceneggiatore col fido Franco Ferrini. Ennesimo giallo deduttivo (chi, tra i personaggi principali, è l’assassino?), nel quale il regista romano raffredda i toni splatter tipici del suo cinema e si adegua alle nuove tecnologie, con un omicida che sfida la polizia con giochi online e si diverte a filmare le sue vittime. Qualche volta si scorge la mano dell’autore visionario di un tempo (il riflesso dell’assassino sul soprammobile di metallo), ma le poche trovate sono un fuoco di paglia dentro un quadro decisamente poco riuscito: sceneggiatura risibile e piena di cliché, personaggi stereotipati e attori mal diretti, nessun brivido e un finale (con partita a video-poker sui binari – sic) che rasenta l’imbarazzo. E che dire del fatto che gli attori abbiano recitato in inglese per poi ridoppiarsi? Va bene pensare prima al mercato internazionale, nel quale Argento ha ancora una dignitosa schiera di fan, ma il risultato, a livello tecnico, è tremendo, anche perchè un buon attore non è per forza di cose un buon doppiatore (nemmeno di sè stesso), e una voce doppiata non conserverà mai il realismo e (se c’è) la qualità di una registrata in presa diretta. Contributi tecnici dei soliti Sergio Stivaletti (effetti speciali) e Claudio Simonetti (musiche). La fotografia di Benoit Debie è leggermente migliore di quella che solitamente si vede nei film (gli ultimi almeno) del regista. Nonostante il basso costo (circa 2 milioni di euro) è riuscito a fare flop al botteghino, rientrando a malapena delle spese.

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