Nella valle di Elah

(In the Valley of Elah)

Regia di Paul Haggis

con Tommy Lee Jones (Hank Deerfield), Charlize Theron (detective Emily Sanders), Susan Sarandon (Joan Deerfield), Jason Patric (tenente Kirklander), Jonathan Tucker (Mike Deerfield), Josh Brolin (comandante Buchwald), Frances Fisher (Evie), James Franco (sergente Carnelli), Wes Chatham (Steve Penning), Victor Wolf (Robert Oriez), Barry Corbin (Anrold Bickman).

PAESE: USA 2007
GENERE: Drammatico
DURATA: 120′

Veterano della guerra in Vietnam, convinto patriota, l’agente della polizia militare in pensione Hank Deerfield si mette sulle tracce del figlio Mike, anche lui soldato, sparito nel nulla qualche giorno dopo essere tornato dall’Iraq. Lo ritrova, morto, barbaramente ucciso con 42 coltellate. Con l’aiuto di una grintosa poliziotta cerca disperatamente il colpevole (o i colpevoli), ma si scontra irrimediabilmente con la diffusa omertà dell’ambiente militare…

Terzo film di Haggis, premio Oscar per la sceneggiatura di Million Dollar Baby (2004) di Clint Eastwood, che prende spunto da un’agghiacciante storia vera raccontata dal giornalista Mark Boal nell’articolo Death and Dishonor del 2004. In linea con le istanze anti-belliciste (e di conseguenza anti Bush/Cheney) proprie di un certo cinema impegnato dei primi anni duemila, Haggis tratteggia il ritratto di un mondo assurdo e terrificante, omertoso e fagocitante, simbolo di una profonda crisi di identità nazionale che lascia sgomenti: se il tuo paese ti addestra alla violenza e ti convince che uccidere è giusto, non stupirti se poi ti ritrovi in casa una generazione di giovani “perduti” per i quali l’omicidio è una cosa normale, fisiologica, quasi naturale. Quella di Hank, fervente patriota costretto a mettere in dubbio tutto ciò in cui ha creduto, solo e sconfitto su tutta la linea, è la presa di coscienza di un paese che si ritrova a dover guardare in faccia il proprio orrore senza poter più volgere lo sguardo altrove. A dargli verità (e a darne a questa dolorosa presa di coscienza) Haggis ha chiamato il sessantenne Jones, alle prese con un’ennesima grande performance sotto le righe, asciutta e dolente (nello stesso anno è uscito Non è un paese per vecchi) e capace di rendere anche solo tramite lo sguardo e i silenzi il tormento di un padre che prende coscienza di quanto le colpe dei padri (e dunque anche le sue) ricadano sempre e comunque sui figli. Forse il film ci mette un pò ad arrivare al dunque, ha troppi personaggi e non sempre riesce ad evitare gli stereotipi (ad esempio nel disegno dei personaggi, si pensi ai poliziotti “sbruffoni” o a quello della stessa Theron), ma gli ultimi 30′ sono qualcosa che difficilmente si scorda. La confessione arriva, ma è agghiacciante tanto è figlia del totale smarrimento di un paese intero. C’è giustizia forse, almeno quella giudiziaria, ma sicuramente non c’è nessuna vittoria.

Nel mondo militare, issare una bandiera al contrario corrisponde alla richiesta di aiuto di un reparto in pericolo; nel finale del film Hank lo fa con una bandiera degli Stati Uniti: un’immagine che lascia il segno, anche e soprattutto per quel che ne soggiace. Nel raccontare questa vicenda che di  “misurato”, di “normale”, non ha nulla, Haggis dimostra una misura e un tatto che molti registi con maggiore esperienza raramente si impongono, soprattutto quando hanno a che fare con una materia così incandescente. Scelte che, al di là della precedente collaborazione, lo rendono un regista profondamente eastwoodiano, e non a caso la prima scelta per il ruolo del protagonista era proprio il vecchio Clint (oltretutto la fotografia del film è del grande Roger Deakins, abituale collaboratore di Eastwood). Grande prova anche della Sarandon. La valle di Elah fu il luogo in cui, secondo la Bibbia, si svolse la battaglia tra Davide e Golia; il riferimento (anch’esso metaforico) si lega alla domanda finale del figlio della detective Sanders: come ha potuto il re israelita essere così folle da mandare una ragazzino a combattere un gigante come Golia? Ricorda qualcosa, rispetto a ciò di cui si parla nel film? Non che l’esercito iracheno sia per forza di cose Golia (soprattutto farebbe sorridere pensare che l’esercito americano sia Davide), ma spedire un ragazzino come Mike a uccidere significa portarlo a combattere contro l’oscurità dell’animo umano. E quella sì, è gigante come Golia. Un film imperfetto, ma importante.

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