Zeder

Regia di Pupi Avati

con Gabriele Lavia (Stefano), Anne Canovas (Alessandra), Cesare Barbetti (dottor Meyer), Paola Tanziani (Gabriella Goodman), Ferdinando Orlandi (il falso don Luigi), Bob Tonelli (l’uomo di Chartres), Enea Ferrario (Mirko), John Stacy (professor Chesi), Alessandro Partexano (tenente Guido Silvestri), Adolfo Belletti (don Emidio), Aldo Sassi (don Mario), Enrico Ardizzone (Benni), Carlo Schincaglia (don Luigi Costa), Marcello Tusco (dottor Melis).

PAESE: Italia 1983
GENERE: Horror
DURATA: 98′

A Bologna, un giovane scrittore trova in una vecchia macchina da scrivere un messaggio inerente i misteriosi terreni K, zone che secondo un certo Paolo Zeder possono riportare in vita i morti. Le tracce lo portano ad una vecchia colonia abbandonata dove alcuni scienziati stanno tentando di riportare in vita un vecchio prete spretato…

Sette anni dopo La casa dalle finestre che ridono (1976), Avati torna all’horror rimettendo insieme la medesima squadra di sceneggiatori (oltre a lui, ci sono ancora il fratello Antonio e Maurizio Costanzo) ma aspirando a un orrore diverso, più sovrannaturale e metafisico. Se l’ambientazione rimane suggestiva, con l’assolata, sonnacchiosa pianura padana trasformata in un’inquietante terra di nessuno in cui il male germoglia silenzioso, il film perde molti punti a livello di logica e tenuta narrativa (a partire dai personaggi che appaiono e poi svaniscono nel nulla senza motivo), penalizzato da un attore protagonista monocorde e non all’altezza e da una colonna sonora invadente (di Riz Ortolani), oltre che da troppi scivoloni nel ridicolo involontario (Stefano che fugge dal non morto facendo inutili capriole e perdendo un sacco di tempo). Le location, a partire dall’immensa colonia abbandonata (scovata a Milano Marittima), sono azzeccate, e non mancano passi terrorizzanti (il volto del risorto don Costa che ride diabolico negli schermi del laboratorio), ma a ben vedere il tutto è inferiore alle singole parti. Fotografia di Franco Delli Colli. Datato.

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