(Marathon Man)
Regia di John Schlesinger
con Dustin Hoffman (Thomas “Babe” Levy), Laurence Olivier (dottor Christian Szell), Roy Scheider (Henry “Doc” Levy), Marthe Keller (Elsa Opel), Fritz Weaver (professor Biesenthal), William Devane (Petere Janeway), Richard Bright (Karl), Marc Lawrence (Erhard), Allen Joseph (padre di Babe), Ben Dova (Klaus Szell), Jacques Marin (LeClerc).
PAESE: USA 1976
GENERE: Thriller
DURATA: 125′
Mentre sta preparando una tesi sulla tirannia negli Stati Uniti, un laureando in storia con l’hobby della corsa viene rapito e torturato da un criminale nazista convinto che il fratello, in realtà membro dei servizi segreti, gli abbia confessato poco prima di morire la sua vera identità.
Dal romanzo omonimo di William Goldman, che ne ha anche curato l’adattamento, un thriller ad alta tensione diventato celebre per la scena in cui Olivier, nei panni di un ex dentista nazista di stanza ad Auschwitz, tortura il povero Hoffman con i ferri del mestiere affinché gli riveli i segreti del fratello morto. Il film ha certamente molti difetti, soprattutto a livello logico – trama inutilmente complicata, molti snodi narrativi poco chiari – ma è apprezzabile per la sapiente costruzione drammaturgica, per il solido stile visivo (ottima la fotografia notturna e a tratti allucinata del grande Conrad Hall), per il modo originale con cui racconta la città di New York e per alcune riflessioni politiche sul passato degli Stati Uniti e sul loro rapporto con gli ex criminali di guerra. Non riesce mai a diventare una vera parabola sul male e sulla sua banalità, ma Olivier è abile a tratteggiare la figura di un memorabile, gelido, inflessibile cattivo. E il giovane Hoffman, con una performance molto “fisica”, non sfigura. Interessante commento musicale di Michael Small. Per la prima ed unica volta Hoffman è doppiato (molto bene) da Giancarlo Giannini. Sicuramente sopravvalutato, ma ben fatto.
