A prova di errore

(Fail-Safe)

Regia di Sidney Lumet

con Dan O’Herlihy (generale Black), Walter Matthau (professor Groeteschele), Henry Fonda (il Presidente), Frank Overton (generale Bogan), Edward Binns (colonnello Grady), Larry Hagman (Buck, l’interprete), Fritz Weaver (colonnello Cascio), William Hansen (ministro Swenson), Sorrell Booke (senatore Raskob), Nancy Berg (Lisa Wolfe), Hildy Parks (Betty Black), Dom DeLuise (Collins).

PAESE: USA 1964
GENERE: Drammatico
DURATA: 112′

A causa di un’avaria al sistema, un gruppo di bombardieri americani riceve l’ordine di dirigersi verso Mosca e raderla al suolo. Il presidente americano cerca di trovare una soluzione restando in costante contatto col premier sovietico e arrivando addirittura a pianificare e mettere a segno l’abbattimento dei propri aerei, ma uno di essi riesce comunque a passare e a raggiungere l’obbiettivo. Per mantenere l’equilibrio tra le due superpotenze, il presidente si vedrà costretto ad ordinare la distruzione di New York.

Dal romanzo omonimo di Eugene Burdick e Harvey Wheeler, adattato per lo schermo dal prolifico Walter Bernstein, uno dei più riusciti e avvincenti film sulla follia della guerra fredda, ma anche un’intelligente critica all’uomo che ha permesso alla macchina di sostituirlo nelle decisioni più delicate. Nonostante l’evidente povertà di mezzi, che si riscontra soprattutto nelle scarne scenografie (la storia è tutta ripresa in interni, e le azioni di guerra dei bombardieri appaiono esclusivamente sotto forma di puntini luminosi su uno schermo), il film gode di una notevolissima, palpabile suspense, ottenuta da Lumet attraverso le scelte di montaggio, di regia (primissimi piani sui volti degli attori a scrutarne gli stati d’animo) e di scrittura (dialoghi serrati e sempre sottilmente simbolici). Prima parte anomala, imperniata sulle psicologie e le vite private dei personaggi, seconda parte soffocante e tesa come non mai. E un finale a dir poco coraggioso, così come coraggiosa è la scelta di girare tutto il film senza musica quasi a voler sottolineare il tono funereo degli eventi narrati. Ottima fotografia espressionista di Gerald Hirschfeld e magistrali prove attoriali di Fonda, presidente umano ed onesto, e Matthau, scienziato cinico e calcolatore. Non sempre risulta credibile (davvero il presidente può prendere in autonomia una decisione simile?), ma la sua potenza metaforica rimane intatta. Da riscoprire, anche perchè uscì lo stesso anno de Il dottor Stranamore di Kubrick, basato su premesse molto simili. Nel 2000 ne è uscito un remake televisivo, girato in presa diretta per CBS con la regia di Stephen Frears.

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