Airport

(Airport)

Regia di George Seaton

con Burt Lancaster (Mel Bakersfeld), Dean Martin (Comandante Vernon Demerest), Jean Seberg (Tanya Livingston), Jacqueline Bisset (Gwen Meighen), George Kennedy (Joe Patroni), Helen Hayes (Ada Quonsett), Van Heflin (D.O. Guerrero), Maureen Stapleton (Inez Guerrero), Dana Wynter (Cindy Bakersfeld), John Findlater (Peter Coakley), Barbara Hale (Sarah Bakersfeld Demerest), Jessie Royce Landis (Mrs. DuBarry Mossman), Larry Gates (Ackerman), Barry Nelson (comandante Anson Harris), Lloyd Nolan (Harry Standish).

PAESE: USA 1970
GENERE: Drammatico
DURATA: 137′

Durante una nevicata di proporzioni immani, il volo per Roma da Chicago è costretto a tentare un atterraggio di emergenza dopo che un passeggero si è fatto esplodere nella toilette, causando gravi danni all’apparecchio. Personale di terra ed equipaggio lavorano senza sosta per evitare la tragedia e riportare indietro il Boing e tutti i suoi passeggeri.

Dal romanzo di Arthur Hailey, adattato dal regista, il prototipo del genere catastrofico moderno, nel quale la componente avventurosa va di pari passo col racconto (corale) della vita privata dei personaggi. Un blockbuster come non se ne fanno più, con un ottima prima ora descrittiva, imperniata sui rapporti tra i personaggi e sui meccanismi che regolano la vita aeroportuale, e una seconda parte più incline all’azione e alla suspense. In ogni caso, non un momento di cedimento nè a terra nè in volo. Il merito è tutto di Seaton, che porta con grazia il racconto e coordina alla perfezione molti personaggi e molte linee narrative parallele che finiscono con l’incrociarsi. Non solo: sa reinventare procedimenti filmici apparentemente abusati (come lo split screen, utilizzato in maniera inventiva per filmare le telefonate) e si mostra a suo agio nell’alternare i diversi registri, dalla commedia all’azione passando per il melodramma (autenticamente emozionanti le scene in cui la moglie del suicida si dispera per aver compreso troppo tardi l’intento del marito). E non manca, tra le righe, un sincero inno al professionismo disinteressato: basti pensare che a fare atterrare l’aereo non è uno dei divi, ma un personaggio assolutamente secondario che non fa l’eroe ma semplicemente il suo lavoro. A vedere oggi le facilonerie del personale  di imbarco viene da sorridere, ma in effetti l’11 settembre 2001 era ancora lontano. C’è una certa misoginia di fondo che aumenterà nei capitoli successivi, ben 3. Memorabile la prova della settantenne Hayes (premiata con un Oscar) nei panni della vecchina che si diverte a viaggiare da clandestina, ma tutto il cast è di altro livello e perfettamente in parte. Fotografia del grande Ernest Laszlo. Puro intrattenimento, ma di classe.

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