Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainettijeeg_keyart_21_aprile_7donatello_e8480208a7ba994aae3f02c7ba38b17a

con Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti), Ilenia Pastorelli (Alessia), Luca Marinelli (Fabio Cannizzaro detto Zingaro), Stefano Ambrogi (Sergio), Maurizio Tesei (Biondo), Francesco Formichetti (Sperma), Daniele Trombetti (Tazzina), Joel Sy (Claudietto), Antonia Truppo (Nunzia), Juana Jimenez (Marcellone), Gianluca Di Gennaro (Antonio), Salvatore Esposito (Vincenzo).

PAESE: Italia 2016
GENERE: Fantastico
DURATA: 118′

Ladruncolo di mezza tacca finisce in un bidone di rifiuti tossici e si ritrova con una forza sovrumana e la capacità di rigenerarsi. All’inizio sfrutta i suoi poteri per scopi non proprio ortodossi, poi, spinto da una giovinetta problematica appassionata di Jeeg Robot d’Acciaio, sceglie il bene e si scontra con un perfido banditucolo di periferia…

Scritto da Nicola Guaglianone e dallo sceneggiatore/fumettista Menotti (al secolo Roberto Marchionni), è il primo lungometraggio di Mainetti, talentuoso regista di corti (suo lo splendido Basette, con Mastandrea nel ruolo di un Lupin italico). È anche il primo, vero film italiano sui supereroi, in cui la struttura classica di un genere tipicamente americano (acquisizione non voluta dei superpoteri/dubbi sul come utilizzarli/presa di coscienza di se/redenzione finale) incontra il cinema nostrano “de borgata” e un’ambientazione apocalittica che ricorda il clima di paura e spaesamento degli anni di piombo. Bei personaggi, ottimi attori e uno spirito pulp che – onorevolmente – smette di scimmiottare Tarantino e attinge al pulp “reale” (e ben più inquietante) di certe periferie nostrane. Difetti: molti passi meccanici, una manciata di incomprensibili cadute di stile, una seconda parte sfilacciata e interminabile fino a sfiorare la noia. Insomma, finisce con l’avere gli stessi difetti di un qualunque film sui supereroi. L’inaspettato successo di pubblico e critica e ben 7 David di Donatello hanno portato i distributori a rilanciarlo in sala a due mesi di distanza dalla prima, fugace apparizione. Bravo Santamaria, ingrassato e imbolsito (volutamente), bravissima la Pastorelli in un personaggio non facile. Se può essere scambiato per ciò che non è – un gran film – il merito è soprattutto di un’ottima schiera di contributi tecnici, dalla regia di Mainetti alle performance attoriali, dalla fotografia di Michele D’Attanasio al commento musicale di Michele Braga. Forse non mantiene ciò che promette, ma è un buon film. Senza dubbio anomalo per il panorama italiano.

Voto

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