Il grande sonno

(The Big Sleep)

Regia di Howard Hawks

con Humphrey Bogart (Philip Marlowe), Lauren Bacall (Vivian Sternwood), John Ridgely (Eddie Marsh), Martha Vickers (Carmen Sternwood), Dorothy Malone (La Libraia), Tom Rafferty (Carl Lundgren), Elisha Cook Jr. (Henry Jones), Bob Steele (Canino), Charles Waldron (Generale Sternwood), Louis Jean Hedyt (Joe Brody), Charles D. Brown (Norris), Regis Toomey (Ispettore Capo).

PAESE: USA 1946
GENERE: Noir
DURATA: 113′

L’ investigatore Philip Marlowe è ingaggiato dal generale Sternwood per scoprire chi ricatta la figlia minore, Carmen. Ma Marlowe si trova subito nel mezzo di una storia più complicata, la cui protagonista è la figlia maggiore del generale, Vivian.

Tratto dal romanzo omonimo (1939) di Raymond Chandler e sceneggiato da William Faulkner, Leigh Brackett e Jules Furthman. Caposaldo del genere noir “hard- boiled”, inaugurato da Il mistero del falco di John Huston nel 1941, rappresenta anche una delle vette del cinema di Hawks, uno dei film più indicati per comprenderne la poetica. Con uno stile essenziale e trasparente, il regista americano lavora per sottrazione (tutto ciò che si vede riguarda l’azione) e rende invisibile la macchina da presa, assorbendo totalmente lo spettatore dentro la storia. È per questo motivo che i film di Hawks non appaiono mai datati: la tecnica c’è, è delle più accurate, ma non la vediamo. Rispetto al Mistero del falco, in cui Bogart interpretava un personaggio simile, questo Grande Sonno può contare su mezzi più vasti ed è così in grado di regalare atmosfere ben più suggestive e coerenti al genere: la notte, la pioggia, le strade deserte. È un film decisamente notturno, in cui Hawks riesce a costruire un senso di morbosità e complotto che non ha eguali nella storia di Hollywood.

Resta uno dei più duri, veloci, divertenti thriller mai girati, nella sua perfetta miscela di erotismo, ironia e malinconia. La storia (unico difetto del film: è davvero incomprensibile, e gli attori stessi si lamentarono col regista perchè non capivano più nulla) conta meno dell’azione, l’azione conta meno dei personaggi, ognuno di essi complicato e mai del tutto trasparente, spesso ambiguo nel proprio  equilibrio tra bene e male. Il film ha ritmo, pathos, trasuda passione (memorabile, e colmo di audaci doppi sensi, il dialogo tra Marlowe e Vivian sui cavalli). Rispetto a Spade, Marlowe è più introverso, cinico e disilluso, ma anche meglio delineato nel suo idealismo morale, il che lo rende per certi aspetti più interessante del predecessore. Bogart e la Bacall (che all’epoca erano fidanzati) sono magnifici, ma anche i comprimari (come spesso accadeva in questo genere di film) sono squisitamente azzeccati. Un film delizioso, una vetta del cinema noir. È forse più confuso del film di Huston, ma la sua sottile poesia metropolitana va al di là. Importante fotografia di Sid Hickox, ottime musiche di Max Steiner. Il titolo, non menzionato nel film, si riferisce all’ultima frase del romanzo. Da vedere.

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4 risposte a Il grande sonno

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