Kill Bill volume 1

(Kill Bill: vol. 1)

Regia di Quentin Tarantino

con Uma Thurman (La sposa), Daryl Hannah (Elle Driver), Lucy Liu (O-Ren Ishi), Sonny Chiba (Hattori Hanzo), Julie Dreyfuss (Sofie Fatale), Chiaki Kuriyama (Go Go Yubari), Vivica A. Fox (Vernita Green), Michael Madsen (Budd), Chia Hui Liu (Johnny Mo), David Carradine (Bill), Michael Parks (Earl McGraw), Michael Bowen (Buck), Jun Kunimura (Boss Tanaka), The 5,6,7,8 (loro stesse).

PAESE: USA 2003
GENERE: Grottesco
DURATA: 110′

Il giorno del suo matrimonio, “La sposa” e tutti i suoi parenti ed amici vengono flagellati dai colpi della squadra di Bill, ex amante ed ex boss della ragazza quando anch’essa era un sicario infallibile. Dopo anni di coma, la donna si sveglia con un solo obbiettivo: uccidere Bill e tutti quelli che hanno partecipato al massacro. In questo capitolo riuscirà a far fuori Vernita Green e O-Ren Ishi.

Sei anni dopo l’anomalo Jackie Brown, Tarantino torna con la storia che aveva in cantiere da molti anni, decidendo di dividerla in due parti radicalmente diverse, quasi contrapposte. Questo primo capitolo è una storia di vendetta femminile costruita sulla logica dell’intrattenimento puro: allo spettatore viene chiesto di spogliarsi per due ore del proprio concetto di realtà e di guardare il film per “apprezzarlo come tale”. Non importa se ciò che vediamo distrugge le leggi fisiche e morali del nostro mondo, perché il mondo che Tarantino rappresenta non è il nostro, bensì il suo. Una sorta di mondo parallelo fondato su citazioni, plagi, omaggi, strizzatine d’occhio, tutto idolatrato sull’altare della cinematografia concepita come divertimento, esagerazione, astrazione, metafisica. Fa notare Morandini come si tratti di un film colmo di morti ma in cui la morte non esiste, proprio come succedeva nei fumetti e nei filmacci di serie B. Noi spettatori siamo chiamati ad eliminare le nostre convinzioni millenarie in nome del “tarantinismo”. La storia è solo un pretesto – per quanto Tarantino creda sempre nei suoi intrecci – per filmare una summa di ciò che il cinema è stato negli ultimi quarant’anni, specialmente quello asiatico sul kung- fu  e quello italiano di Castellari, Fulci & co. Il cineasta americano è cresciuto a pane e film, e di conseguenza inserisce nelle sue opere tutto quello che ha visto fare con la pellicola: colore, bianco e nero, filtri, addirittura una sequenza animata ispirata ai cartoni giapponesi. E non solo. Arti che volano, sangue che spruzza a litri, botte da orbi, frasi cult, salti di cinque metri da un cornicione all’altro, in una parola, “l’eccesso”: questo è Tarantino, prendere o lasciare. Dalla sua l’ottima interpretazione della Thurman e degli altri personaggi femminili, e ovviamente il virtuosismo sfrenato della messa in scena che qui è più che mai funzionale alla follia ragionata del racconto. Tarantino sa far aspettare (di Bill sentiamo solo la voce), conosce i canoni della psicologia del cinema e li utilizza tutti, mescola generi e correnti, ma soprattutto crede in quello che fa e lo dimostra amando tutti i suoi personaggi. Come fa notare sempre Morandini, Tarantino non costruisce film, bensì “universi filmici”. L’unico problema è che, ben presto, ci si accorge che procede per accumulo e non per sviluppi narrativi, e il gioco stanca. Bella sceneggiatura (del regista), originale costruzione (continui salti temporali, suddivisione in capitoli, lunghe divagazioni alternate a lotte sfrenate), e ovviamente una serie infinita di contributi tecnici ineccepibili: dal montaggio della fidata Sally Menke alla fotografia di Robert Richardson; dalle musiche che mescolano di tutto e di più (da Morricone al Wu Tang Clan, passando per i Metallica) all’adunata di attori che si credevano scomparsi (Carradine, Chiba, Parks), tutti portabandiera di un determinato tipo di film. Q. si può amare o odiare, ma di certo non gli si può restare indifferenti. Seguito da Kill Bill volume 2.

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5 risposte a Kill Bill volume 1

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