Paolo Borsellino

Regia di Gianluca Maria Tavarelli

con Giorgio Tirabassi (Paolo Borsellino), Ennio Fantastichini (Giovanni Falcone), Daniela Giordano (Agnese Borsellino), Elio Germano (Manfredi Borsellino), Andrea Tidona (Rocco Chinnici), Claudio Gioè (Antonio Ingroia), Giulia Michelini (Lucia Borsellino), Veronica D’Agostina (Fiammetta Borsellino), Nino D’Agata (Agostino Catalano), Carmelo Galati (Claudio Traina), Ninni Bruschetta (Ninni Cassarà), Pietro Biondi (Antonino Caponnetto), Luigi Maria Burruano (Tommaso Buscetta).

 PAESE: Italia 2004
GENERE: Biografico
DURATA: 183′

La drammatica storia del pool antimafia dei giudici Falcone e Borsellino dal 1980, anno in cui iniziano a raggruppare le carte che porteranno al maxi processo del 1986, al 1992, anno in cui, dopo la morte di quasi tutti gli amici e colleghi, perde la vita in un attentato anche Borsellino.

In onda in due parti l’8 e il 9 novembre 2004 su Canale 5, Paolo Borsellino rappresenta una piacevole e gradita sorpresa nel desolato panorama della fiction italiana contemporanea. Innanzitutto è una miniserie molto cinematografica e molto poco televisiva: fatto dovuto certo alla presenza di attori non propriamente “da fiction” come Fantastichini, Germano, Burruano e Tidona, ma anche ad una regia equilibrata che evita cadute di tono in rispetto all’ottima sceneggiatura di Giancarlo De Cataldo, Leonardo Fasoli e Mimmo Rafele. Per la prima volta in un film sui giudici il protagonista è Borsellino, e non Falcone: oltre ad una ovvia ma non banale antropologia del coraggio e dell’onesta, a Tavarelli interessa analizzare la psicologia di un uomo che è rimasto “solo”, ultimo eroe in vita di un equipe che, pian piano, è stata falcidiata dal male. Un uomo che sa benissimo che anche quello sarà il suo destino – “convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano”, dice e disse realmente Ninni Cassarà – ma, nonostante ciò, continua a perseguire la verità. Il film evidenzia con attenzione il rapporto tra Borsellino e Falcone, ma anche quello del giudice con la famiglia, incredula nel suo testardo e, dal loro punto di vista, masochistico totale adempimento al dovere. Capace di creare forti emozioni (il funerale di Falcone e il camminare sotto la pioggia di Borsellino, gli uomini della scorta che si rifiutano di abbandonarlo), la storia si conclude con un discorso del giudice in cui sprona i palermitani alla lotta: è un film ottimista, speranzoso, che sembra suggerirci di non sprecare ciò che hanno fatto questi uomini eroici. Da antologia i duetti tra i due protagonisti (merito anche di due ottimi attori), armoniosa la serie di cambi di registro che fanno continuamente la spola tra tensione e distensione. Peccato che quest’ultima sia sempre effimera, veloce, minacciata dal male imperante. Qualche errorino anacronistico e qualche sottolineatura di troppo non scalfiscono la scorza di un film onesto, sincero, accorato, e soprattutto ben raccontato. Bella fotografia in bilico tra onirico e reale di Roberto Forza.

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