Mai dire mai

(Never Say Never Again)

Regia di Irvin Kershner

con Sean Connery (James Bond), Klaus Maria Brandauer (Maximilian Largo), Kim Basinger (Domino Petachi), Barbara Carrera (Fatima Blush), Max von Sydow (Ernst Stavro Blofeld), Edward Fox (M), Alec McCowen (Q), Pamela Salem (Moneypenny), Bernie Casey (Felix Leiter), Rowan Atkinson (Nigel Small-Fawcett), Prunella Gee (Patricia Fearing), Gavan O’Herlihy (Jack Petachi).

PAESE: GB 1983
GENERE: Spionaggio
DURATA: 134’

James Bond viene spedito da M in una clinica per rimettersi in forma, ma l’agente è costretto a intervenire quando scopre un nuovo piano della Spectre, intenzionata a rubare dei missili nucleari per poi ricattare le potenze mondiali…

Dodici anni dopo Una cascata di diamanti (1971), Connery torna nei panni del personaggio che lo rese famoso in un film “apocrifo”, ovvero non prodotto dalla EON Pictures di Albert Broccoli (la quale aveva già portato in scena il medesimo romanzo nel 1965 con Thunderball – Operazione Tuono, interpretato dallo stesso Connery). L’operazione fu possibile grazie alla causa che lo scrittore Kevin McClory, co-autore del romanzo con Ian Fleming, vinse contro EON Pictures in merito ai diritti di sfruttamento della storia. Il risultato di questa diatriba fu questo brutto film che non fa parte della saga ufficiale ma, paradossalmente, è interpretato dall’attore originale e più amato dal pubblico, colui che più di tutti ha contribuito a plasmare l’archetipo dell’agente con licenza di uccidere. Ormai palesemente fuori parte per raggiunti limiti d’età, il tinto Connery arranca dentro una sceneggiatura demenziale (di Lorenzo Semple Jr.) nella quale è costretto a chiamare tutti per nome quando li incontra (perchè lo spettatore ovviamente non ha mai visto quegli attori in quei ruoli) e tutto succede per caso, senza soluzione di continuità e senza nessuna logica. Il film è tutto degli stunt-man e dei cascatori, e nonostante qualche buona battuta e parecchia auto-ironia (soprattutto sull’età e lo stato di forma dell’agente), alla fine pare di trovarsi dentro una parodia (scadente) dei film di James Bond. La scena in cui si scontra con Brandauer (nel ruolo che fu di Adolfo Celi) attraverso un pacchiano videogioco che dà la scossa a chi perde è puro trash. Il titolo ironizza sul fatto che Connery, dopo Una cascata di diamanti, disse che mai e poi mai avrebbe ripreso il ruolo: il fatto che si contraddì solo ed esclusivamente per il dio denaro (3 milioni di dollari di compenso più percentuale – faraonica – sugli incassi) è abbastanza triste. La sua presenza garantì comunque un enorme successo al botteghino, persino maggiore di quello ottenuto lo stesso anno da Octopussy – Operazione Piovra, appartenente alla saga ufficiale (in quegli anni il Bond della EON era Roger Moore). La canzone d’apertura è cantata da Lani Hall. Primo ruolo di rilievo per la 27enne Basinger. 

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