Ombre e nebbia

(Shadows and Fog)

Regia di Woody Allen

con Woody Allen (Max Kleinman), Mia Farrow (Irmy), John Malkovich (Paul il clown), Michael Kirby (lo strangolatore), Donald Pleasence (il dottore), Madonna (Marie), Lily Tomlin (prostituta), Jodie Foster (prostituta), Kathy Bates (prostituta), John Cusack (Jack), Kenneth Mars (Armstroff), Wallace Shawn (Simon Carr), Julie Kavner (Alma).

PAESE: USA 1991
GENERE: Commedia
DURATA: 86′

Una fumosa e misteriosa cittadina mitteleuropea degli anni trenta è funestata da violenti omicidi. Nel cuore della notte, l’anonimo impiegato Kleinman è buttato giù dal letto da una ronda di cittadini arrabbiati che lo costringono a partecipare alla caccia al mostro, senza tuttavia comunicargli quale sia il suo compito specifico. Dopo una serie di incontri bizzarri, il povero, pavido Kleinman finisce addirittura col diventare il sospettato numero 1. Riuscirà a salvarsi dalla folla inferocita?

Ispirato ad una piece teatrale scritta dallo stesso Allen negli anni settanta (mai portata in scena ma pubblicata nel suo libro Senza piume), uno dei film più anomali del regista che parte da una premessa esplicitamente kafkiana (Kleinman ricorda da vicino il K de Il processo) per riflettere ancora una volta sulla solitudine dettata dall’incomunicabilità umana, anche se non è difficile leggerci una metafora dell’antisemitismo: Kleinman sembra essere il capro espiatorio perfetto per convogliare qualsiasi tipo di odio o frustrazione, proprio come fece il nazismo col popolo ebraico. Ricreando le atmosfere del cinema mitteleuropeo degli anni trenta (Pabst, il primo Lang), il regista alterna passi molto divertenti a momenti particolarmente tragici e non rinuncia a spunti di struggente lirismo (come il finale, che in perfetto stile Allen sottolinea quanto l’arte sia l’unico antidoto possibile alle brutture della realtà in cui ci tocca vivere). Chi lo definisce un Allen minore si sofferma evidentemente sugli aspetti giocosi della trama, non cogliendo i tantissimi riferimenti cinematografici, politici, storici, culturali. A livello visivo, un plauso alle scenografie di Santo Loquasto e alla fotografia di Carlo Di Palma: in certi momenti, se non fosse per la presenza di attori conosciuti e “contemporanei”, sembra davvero di essere in un film degli anni trenta. Le musiche di Kurt Weill presenti nel film sono “rubate” dalla rappresentazione teatrale de L’opera da tre soldi di Bertold Brecht, altra evidente fonte di ispirazione del film. Camei, nei panni di due poliziotti, di William H. Macy e John C. Reilly.

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