Lady Bird

(Lady Bird)

Regia di Greta Gerwig

con Saoirse Ronan (Christine “Lady Bird” McPherson), Laurie Metcalf (Marion McPherson), Tracy Letts (Larry McPherson), Lucas Hedges (Danny O’Neill), Timothée Chalamet (Kyle Scheible), Beanie Feldstein (Julianne “Julie” Steffans), Odeya Rush (Jenna Walton), Jordan Rodrigues (Miguel McPherson).

PAESE: USA 2017
GENERE: Commedia
DURATA: 94′

Nell’assolata Sacramento del 2002 Christine McPherson detta Lady Bird sogna di lasciarsi alle spalle la vita di provincia per approdare a New York. Il difficile rapporto con la madre e l’insofferenza verso l’ambiente scolastico la porteranno ad un momento di crisi esistenziale senza precedenti…

Già volto noto del cosiddetto cinema mumblecore, movimento indipendente fiorito negli USA dell’immediato post 11 settembre, la Gerwig esordisce alla regia con una storiella dalle forti tinte autobiografiche che racconta il desiderio di fuga dalla provinciale West Coast verso la ben più acculturata, poetica, romantica East Coast. Bei dialoghi, molta musica e una regia sbarazzina ne fanno un buon film. Non un gran film. Molti – troppi – sono gli stereotipi triti e ritriti (come l’allontanamento della protagonista dagli amici poveri e sfigati per frequentare quelli ricchi e vincenti, salvo ovvia retromarcia e riscoperta dei veri valori), mentre la sceneggiatura – della stessa Gerwig – sembra puntare tutto sulla verve della protagonista dimenticandosi di fatto la trama. E che dire del finale paraculo (scusate, ma davvero non c’era termine migliore) in cui Lady Bird corona finalmente il suo sogno ma capisce che, forse forse, si stava meglio a casa nonostante mammà e nonostante le suore? Possibile, dopo un’ora e venti di elogio alla fuga? Portavoce dell’autrice, Lady Bird sfiora con approccio liberal molti argomenti caldi (aborto, omosessualità, razzismo, guerre USA) ma finisce col non approfondirne davvero nessuno. Qualcuno potrebbe dire che ci sta, che è in linea con l’apparente frivolezza del personaggio: può darsi, ma per spingere alla riflessione serve ben altro. Cinque nomination agli Oscar – film, regia, attrice protagonista, attrice non protagonista (Metcalf), sceneggiatura originale – ma nemmeno una statuetta.

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