Qualcuno volò sul nido del cuculo

(One flew over the cuckoo’s nest)

Regia di Milos Forman

con Jack Nicholson (Randle Patrick McMurphy), Louise Fletcher (Mildred Ratched), Will Sampson (“Grande capo” Bromden), Brad Dourif (Billy Bibit), Christopher Lloyd (Taber), William Redfield (Harding), Michael Berryman (Ellis), Peter Brocco (colonnello Matterson), Scatman Crothers (Turkle), Danny DeVito (Martini), Dean R. Brooks (Dottor John Spivey), Vincent Schiavelli (Frederickson), Alonzo Brown (Miller), Mwako Cumbuka (attendente Warren).

PAESE: USA 1975
GENERE: Drammatico
DURATA: 129’

Per sfuggire alla prigione, balordo di mezza tacca si fa internare in un manicomio gestito da un perfida infermiera. Riuscirà a far assaporare la libertà agli infermi detenuti, ma il suo disprezzo per le regole lo porterà ad una tragica fine.

Primo, grande successo americano del ceco Forman, che si affida all’abilità di scrittura di Bo Goldman e Lawrence Huben. Il romanzo onirico da cui è tratto – scritto nel 1962 da Ken Kesey – diventa, nelle mani del regista, un’allegoria dei nostri tempi: è un film di denuncia contro l’istituzione manicomio, ma è anche un lucido atto d’accusa verso una società perfida, perbenista e spietata che lo utilizza per “buttare via” (lontano dagli occhi, lontano dal cuore) quella che ritiene spazzatura. È, in fin dei conti, un grande film sulla libertà, intesa come diritto di poter essere diversi ed ottenere uguale dignità di chi è invece considerato “normale”. Parla di umanità, di corruzione, di oppressione, e termina con un superbo elogio all’amicizia che difficilmente fugge alla commozione. Il merito è anche e soprattutto di una regia sobria e intimista, capace di evitare la trappola dell’enfasi nonostante tratti materiale “molto enfatico”. Forman è abilissimo nel coniugare diversi registri (commedia e tragedia, comicità e malinconia), il tutto all’insegna di un’emozione accorata che sa sfruttare il cinema come arma “poetico- politica”. La psicologia di ogni singolo personaggio è resa con una precisione ed un realismo raro nei film hollywoodiani. Forse qualche volta è un po’ furbo (come nella caratterizzazione di una cattiva cattiva fino all’osso), ma in fondo tende alla metafora, e questo non può che farlo apprezzare come un film assolutamente sincero. La scena della gita in barca è un pezzo d’antologia. Jack Nicholson è immenso, ma sono perfetti anche tutti i caratteristi (tra cui si notano, oltre al pellerossa Sampson, i giovani Lloyd, Dourif e DeVito). Non succedeva da Accadde una notte (1934) di Frank Capra che un film vincesse tutti e cinque gli Oscar principali: film, regia, attore, attrice, sceneggiatura non originale. Belle musiche di Jack Nitzsche, preziosa fotografia di Haskell Wexler. Tra i produttori figura l’attore Michael Douglas, spronato dal padre Kirk che per l’eta non aveva potuto interpretare il ruolo andato a Nicholson. Il cuculo è un uccello che non fa il nido: depone le uova in quelli altrui e i suoi piccoli vengono cresciuti da altri uccelli. La metafora è chiara. Intenso, coinvolgente, emozionante, struggente, bellissimo.

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