Waterworld

(Waterworld)

Regia di Kevin Reynolds

con Kevin Costner (il marinaio), Dennis Hopper (il diacono), Jeanne Tripplehorn (Helen), Tina Majorino (Enola), Michael Jeter (Gregor), Gerard Murphy (Nord), Robert Joy (l’uomo col registro), Jack Black (il pilota dell’idrovolante), Chaim Jeraffi (primo mendicante), Kim Coates (secondo mendicante), Nick Giuntoli (Chuck).

PAESE: USA 1995
GENERE: Fantascienza
DURATA: 135′

In un futuro impecisato, in seguito allo scioglimento dei poli, la Terra è diventata un’enorme distesa d’acqua salata. I pochi sopravvissuti vivono arroccati in piccole città-atollo artificiali o vagano per gli oceani su imbarcazioni di fortuna. Un misterioso marinaio, mezzo uomo e mezzo pesce (ha le branchie e i piedi palmati), si ritrova suo malgrado a condividere il suo trimarano con una donna e una bambina che nascondono un segreto. Sulle loro tracce ci sono anche i cattivissimi smoker, che vogliono impossessarsi proprio di quel segreto…

Scritto da Peter Rader e David Twohy, costato 175 milioni di dollari (molti di più di quelli inizialmente preventivati), un mega polpettone fantascientifico che vorrebbe farsi erede di Mad Max ma che sembra piuttosto un b movie post-apocalittico italico degli anni ottanta. Pesante, mal girato (Reynolds abbonda in zoom e montaggi confusi), profondo come un foglio di carta e scritto senza curarsi minimamente di qualsivoglia logica narrativa (se tutta la Terra è una distesa d’acqua, come cavolo è possibile che tutti trovino tutti per puro caso?), è il tipico caso di bella idea buttata – è proprio il caso di dirlo – ai pesci. E se non manca qualche scena riuscita (la fuga dalla città-atollo), troppe sono quelle sull’orlo del ridicolo involontario (la caccia allo squalo, il “bungee-jumping” finale), e alla fine l’impressione che il film appartenga più al reparto atletico (stuntman e cascatori) piuttosto che a quello artistico (attori, regista, autori) è piuttosto forte. Anche perché Costner “ha una gamma di espressioni che va dalla A alla B” (Morandini), mentre Hopper è così fastidiosamente sopra le righe che vien voglia di schiaffeggiarlo. Belle le musiche di James Newton Howard. Pare esista una versione director’s cut da 175 minuti: aiuto. Non fu un flop al botteghino come dice qualcuno ma ebbe comunque un successo di sala inferiore rispetto alle aspettative. La petroliera degli smoker è la Exxon Valdez, protagonista nel 1989 di un’immane tragedia ambientale.

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