Una notte all’opera

(A Night at the Opera)

Regia di Sam Wood

con Groucho Marx (Otis B. Driftwood), Harpo Marx (Tommaso), Chico Marx (Fiorello), Kitty Carlisle (Rosa Castaldi), Allan Jones (Riccardo Baroni), Margaret Dumont (Mrs. Claypool), Walter Woolf King (Rodolfo Lasparri), Sig Ruman (Herman Gottlieb), Robert Emmett O’Connor (Detective Henderson), Billy Gilbert (passeggero).

PAESE: USA 1935
GENERE: Comico
DURATA: 92′

Tre improbabili agenti teatrali (Groucho, Harpo e Chico) navigano come clandestini fino a New York per lanciare il loro tenore Riccardo, osteggiato dagli addetti ai lavori che gli preferiscono l’arrogante e imbelle Rodolfo Lasparri. Alla prima del Trovatore di Verdi, combinandone di tutti i colori, i tre riusciranno a fare cantare Riccardo e a donargli la meritata fama.

Sesto film dei fratelli Marx, il primo senza Zeppo e il primo (di due) prodotto da Irving Thalberg per la MGM. Il tentativo di sposare la comicità del trio con gli stereotipi hollywoodiani, distanziandosi dal precedente Duck Soup (che fu un fiasco), è palese: se infatti i personaggi e le gag rimangono surreali, si torna ad una costruzione narrativa in cui i tre buffi sono proiettati in un mondo preesistente, non modellato su di loro come accadeva in Duck, optando per una trama più lineare, una missione più realistica (fare sapere al mondo che Riccardo è bravo) e un’ossatura da commedia sentimentale pensata per appassionare qualunque tipo di pubblico. Come accadeva nei primi film, vi sono molte scene senza i Marx (anche perché Jones, sostituto di Zeppo nel ruolo “romantico”, era un ottimo cantante e, per questo, andava valorizzato). Nonostante tutto ciò – ovvero una parziale riscrittura del ruolo del trio nell’economia del racconto – Una notte all’opera rimane uno dei punti più alti della loro carriera, pieno di battute epiche di Groucho, memorabili numeri di Harpo e imperdibili scioglilingua di Chico.

La scena in cui gli ultimi due suonano il piano e l’arpa (scena presente in ogni film) stavolta assume valenze “politiche”, oltre che poetiche: un’idea di arte “alta” (l’arpa è sicuramente uno strumento “borghese”) eseguita per coloro che stanno ai piani bassi, ovveri nella terza classe del bastimento. Tra le scene magistrali: l’intro con Margaret Dumont che attende Groucho mentre questi è a cena nel medesimo ristorante ma con una bionda (cui toccherà pure pagare il conto); la scrittura del contratto di Riccardo da parte di Chico e Groucho; quest’ultimo che vaga tra le cabine del transatlantico cantando e facendosi trasportare su un baule; la strettisima cabina sempre più colma di persone (una delle scene più divertenti non solo del repertorio marxiano, bensì dell’intera storia del cinema); la gag coi letti che cambiano stanza per ingannare un poliziotto; il finale, nel quale prima Chico e Harpo improvvisano una partita di baseball mentre l’orchestra si ritrova a leggere lo spartito di Take me out to the ball game invece che quello del Trovatore, poi il trio sabota l’esibizione di Lasparri per far conoscere al mondo il talento di Riccardo. Imperdibile.

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