Zelig

(Zelig)

Regia di Woody Allen

con Woody Allen (Leonard Zelig), Mia Farrow (Dottoressa Eudora Nesbitt Fletcher), John Buckwalter (Dottor Sindell) Marvin Chatinover (Endocrinologo), Stanley Swerdlow (Dietista), Paul Nevens (Dottor Birski), Howard Erskine (Dottore ipodermico), Richard Whiting (Dottore), Mary Louise Wilson (Ruth), Sol Lomita (Martin Geist), Erma Campbell (Moglie di Zelig), Saul Bellow (se stesso).

PAESE: USA 1983
GENERE: Satirico
DURATA: 78′

Finto documentario su Leonard Zelig, omuncolo di umili origini che contrae una rarissima malattia che si manifesta nella trasformazione psicosomatica dei tratti a seconda del contesto in cui si trova. Qualcuno vuole farlo diventare un fenomeno da baraccone (“l’uomo- camaleonte”), altri vogliono sfruttarne l’impatto mediale, qualcuno – come la dottoressa Fletcher che ne segue le cure – se ne innamora. Siamo negli anni trenta del Novecento.

Il 13esimo film di Woody Allen regista è la sua opera più originale e più ricca di significati. È una metafora dell’uomo di massa inglobato dall’industria culturale e veicolato a seguire la moda e le convenzioni che pochi dettano e molti devono rispettare: una moda effimera che, proprio come il personaggio di Zelig, è destinata ad una grande ascesa cui non può però che succedere un inevitabile declino. Ma è un film leggibile su diversi livelli: sociale (la spersonalizzazione delle masse, ma anche la difficile integrazione dei migranti in America), politico (l’omologazione porta al fascismo), antropologico (la crisi d’identità dell’uomo moderno), morale (la paura della solitudine) e, soprattutto meta- cinematografico. Come il suo camaleontico personaggio, infatti, Allen gira con mille stili diversi che corrispondono a mille differenti stili registici che sono anche una riflessione sugli ingiusti trattamenti che il documentario ha sempre subito: il regista cerca di convincerci che anche questo genere può raggiungere inaspettati vertici di espressività. Segue questo concetto la superba fotografia del solito Gordon Willis, di una perfezione tale da non consentire più alcuna distinzione tra materiali di repertorio, girati da altri, e riprese realizzate esclusivamente per il film. È una pellicola esilarante in cui, più che divertirsi, si ride amaro. Perché Zelig, come suggerisce la sua stessa forma, è uno ed è tanti, è Woody Allen ed è uno di noi. Qualcuno ne ha accusato l’eccessiva macchinosità di fondo – Mereghetti ne denuncia l’eccessiva “testa” ed il poco “cuore” – ma resta comunque uno dei film americani più originali degli anni ottanta. Qualche passaggio ha perso la freschezza e lo smalto di un tempo, e pare dunque un po’ datato (almeno a livello umoristico). Nel ruolo di sé stessi appaiono Saul Bellow, Bruno Bettelheim e Susan Sontag. Il nome del protagonista è stato preso in prestito dalla seguitissima trasmissione italiana di Gino e Michele.

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