Wayward Pines – stagione 1

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Regia di registi vari

con Matt Dillon (Ethan Burke), Carla Gugino (Kate Hewson/Ballinger), Melissa Leo (Pamela “Pam” Pilcher), Toby Jones (Dr. Jenkins/David Pilcher), Juliette Lewis (Beverly Brown), Terrence Howard (Arnold Pope), Reed Diamond (Harold Ballinger), Tim Griffin (Adam Hassler), Shannyn Sossamon (Theresa Burke), Charlie Tahan (Benjamin “Ben” Burke).

PAESE: USA 2015
GENERE: Thriller
DURATA: 45′ (episodio)

L’agente dei servizi segreti Ethan Burke arriva in una piccola cittadina dell’Idaho per indagare sulla scomparsa di due colleghi. Scampato ad un terribile incidente e ricoverato presso l’ospedale locale, si accorge di non poter lasciare la cittadina e, soprattutto, di non poter comunicare con il mondo esterno. Qual’è il segreto di quella (apparentemente) amena, piccola comunità?

Prodotta da FOX, la serie si ispira alla trilogia di romanzi omonima scritta, tra il 2012 e il 2014, dallo statunitense Blake Crouch. Modelli illustri: Twin Peaks, X-Files, Lost, The Truman Show, ma anche Il pianeta delle scimmie e il cinema di M. Night Shyamalan, qui produttore esecutivo e regista del pilot. La serie ha molti pregi: è davvero difficile smettere di guardarlo, e l’atmosfera di inquietante normalità, soprattutto nei primi cinque episodi, turba e coinvolge; c’è un protagonista umano e sfaccettato, reso bene dalla granitica interpretazione del sempre bravo Matt Dillon; c’è un interessante discorso sui limiti della scienza (Pilcher fa bene a fare quello che fa? A livello teorico, assolutamente si); c’è la capacità di cambiare continuamente le carte in tavola in modo del tutto godibile (chi è il cattivo? Chi è il buono? La gente non deve uscire da WP, o qualcuno da fuori non deve entrare?). Ma molti sono anche i difetti: alcuni passi sono davvero troppo meccanici (certe volte TUTTI vedono TUTTO, certe altre NESSUNO vede NIENTE), spesso gli sviluppi sono poco credibili, e la troppa troppa fretta nel rivelare la verità su WP fa scemare irrimediabilmente la tensione, complici anche una regia non sempre all’altezza e un seconda parte troppo thriller e troppo poco fantascientifica. Gli sceneggiatori si prendono parecchie libertà rispetto ai romanzi, soprattutto in ottica “seconda stagione”, e finiscono per dimenticarsi l’ironia di Crouch e per utilizzare in malo modo un personaggio dal grande potenziale come quello di Burke. Insomma, un’idea strepitosa portata in scena così così. Peccato, perché le premesse erano più che buone. Consigliato ma non trascendentale.

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