Un mercoledì da leoni

(Big Wednesday)

Regia di John Milius

con Jan-Michael Vincent (Matt Johnson), William Katt (Jack Barlow), Gary Busey (Leroy Smith), Patti D’Arbanville (Sally Jacobson), Lee Purcell (Peggy Gordon), Sam Melville (Bear), Darrell Fetty (Jim “Waxer” King), Gerry Lopez (Se stesso), Barbara Hale (madre di Jack), Robert Englund (Fly).

PAESE: USA 1978
GENERE: Drammatico
DURATA: 120′

Dal 1962 al 1974, la storia di tre amici californiani col pallino del surf scandita da quattro grandi mareggiate che corrispondono a quattro diverse stagioni e a quattro momenti topici della storia americana: estate 1962, autunno 1965 (con uno dei tre che parte per il Vietnam), inverno 1968, primavera 1974 (ricordata per una delle più spettacolari mareggiate della storia).

Terzo film di Milius, scritto con Dennis Arberg. Ad una prima parte spensierata, nella quale il regista ricostruisce con precisione maniacale il sottobosco delle comunità che ruotavano intorno alla passione per il surf (comunità che egli stesso conosceva molto bene in quanto ex surfista), se ne contrappone una seconda decisamente più cupa e malinconica, impregnata di morte, nella quale mette in immagini il tormento di una generazione perduta e priva di punti di riferimento, profondamente segnata dal Vietnam e da un malessere esistenziale generalizzato. Chi accusa Milius di aver cercato le belle immagini soltanto nelle sequenze in acqua – comunque tutt’oggi insuperate – trascura i molti passi dal forte sapore simbolico, come quello in cui i tre amici camminano di notte nel cimitero dei marines, vera e propria metafora visiva di una generazione di morti che camminano. Film sul surf, dunque; film sul Vietnam; ma anche uno dei più sentiti ed emozionanti inni all’amicizia virile mai usciti da Hollywood. Certo, qualche passo oggi appare un po’ datato o stucchevole, ma le emozioni non mancano, e i grandi temi sono affrontati con lucidità mai ideologica. Anzi: da sempre considerato un autore reazionario e filoamericano, Milius mette in mano alla signora Barlow (unico “adulto” positivo dell’intera pellicola) nientemeno che Comma 22, capolavoro antimilitarista di Joseph Heller, e la figura che fa fare allo stato maggiore USA non è propriamente quella che ci si aspetterebbe da un simpatizzante. Buona prova di Vincent (1945 – 2019), che resterà per sempre legato a questo ruolo iconico e tormentato, ma tutto il cast è all’altezza. La Hale e Katt erano madre e figlio anche nella vita. Musiche, fin troppo trionfalistiche (soprattutto nella seconda parte), di Basil Poledouris. Fotografia del grande Bruce Surtees. Paragonarlo a Il cacciatore di Cimino (uscito lo stesso anno e sul medesimo argomento) è forse un pò eccessivo, ma di certo è un film da riscoprire.

 

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