Tutta colpa di Giuda

Regia di Davide FerrarioLocandina

con i detenuti e il personale della sezione VI del blocco A del carcere delle vallette di Torino, Kasia Smutniak (Irena Mirkovic), Fabio Troiano (Libero Tasitano), Gianluca Gobbi (Don Iridio), Cristiano Godano (Cristiano), Luciana Littizzetto (Suor Bonaria), Francesco “Cecco” Signa (Cecco), Paolo Ciarchi (Gipsy), Linda Messerklinger (sceneggiatrice), Ladislao Zanini (poliziotto).

PAESE: Italia 2009
GENERE: Commedia musicale
DURATA: 102’

La regista di teatro sperimentale Irena accetta la proposta di Don Iridio di allestire in un penitenziario una versione “moderna” della passione di Cristo. All’inizio timorosa, poi serena, Irena diventa amica dei carcerati, ma ben presto si presenta un problema: nessuno di loro vuole interpretare Giuda perché lo considerano il primo “infame” della storia…

Scritto dal regista, che ha avuto modo di trascorrere parecchio tempo coi detenuti, è una “commedia con musica” (sottotitolo del film) che racconta con tenerezza, malinconia e spirito critico la vita all’interno delle prigioni italiane. Non è un film SUL carcere ma un film NEL carcere. La scommessa – vinta – di Ferrario sta nell’aver mescolato il genere del documentario, che per antonomasia illustra il “reale”, con un genere – il musical – che per principio si stacca dalla realtà. Il risultato è un commedia sonora gradevole e ritmata con personaggi realistici e originali, belle canzoni e un messaggio – “il carcere serve a chi sta fuori per nascondere la polvere sotto il tappeto”, dice il simpatico direttore Libero – tutt’altro che scontato che diventa un lucido (e legittimo) attacco al sistema carcerario italiano, che troppo spesso punisce senza correggere. Ferrario mette insieme immagini girate dal vero (quasi tutte in MiniDV) con ricostruzioni, finti documentari con tanto di camera a mano in cui i veri detenuti interpretano la parte di se stessi. Il finale, in cui dopo aver finto di uscire ai fini della narrazione filmica (arriva l’indulto) tornano dietro le sbarre, è un piccolo grande pezzo di cinema sociale, poetico e malinconico. Ottimi attori – specialmente la bella, brava e credibile Smutniak e il divertente Troiano) accompagnati da una bella squadra di caratteristi in cui spicca la suora “vecchio stampo” della Littizzetto. Musiche composte dai Marlene Kuntz (il cui cantante, Godano, interpreta il fidanzato zen di Irena) e da alcuni artisti dell’underground torinese (Fabio Barovero dei Mau Mau, Cecco Signa). Ingiusto e vergognoso flop al botteghino. Un film assolutamente da vedere, uno dei più belli ed originali dell’anno. “Opera sorprendente di straordinaria libertà visiva, musicale, intellettuale” (M. Porro).

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