The Mist

(The Mist)

Regia di Frank Darabont

con Thomas Jane (David Drayton), Laurie Holden (Amanda Dunfrey), Toby Jones (Ollie Weeks), William Sadler (Jim Grondin), Marcia Gay Harden (Mrs. Carmody), Andre Braugher (Brent Norton), Sam Witwer (soldato Jessup), Jeffrey DeMunn (Dan Miller), Frances Sternhagen (Irene), Alexa Davalos (Sally), Nathan Gamble (Billy Drayton), Chris Owen (Norm).

PAESE: USA 2007
GENERE: Horror
DURATA: 127′

Dopo una terrificante tempesta un paesino del Maine è invaso da una fittissima nebbia. David e il figlio si ritrovano barricati in un supermercato con altre persone, mentre si scopre che dentro lo strano fenomeno atmosferico ci sono esseri non umani. Mentre alcuni meditano la fuga, David cerca di creare unione nel gruppo, ma presto tutti quanti iniziano a dare ascolto a Mrs. Carmody, una fondamentalista cristiana. Fino a quando David e i pochi che non hanno perso il senno non decidono di fuggire dentro la nebbia stessa…

Tratto da un racconto di Stephen King (quarta opera di Darabont, terza tratta dal “Re” del brivido), è un curatissimo film dell’orrore che è anche un ottimo prodotto americano ingiustamente passato inosservato qui da noi. Mille sono i riferimenti filmici, espliciti e non – Carpenter e Romero su tutti, ma anche tutta l’opera di King – ma per una volta non sono affatto fastidiosi e, anzi, sono totalmente asserviti alla trama. Darabont mostra il disfacimento della società analizzando con occhio antropologico la perdita d’umanità di un gruppo di uomini normali, semplici, identici a noi, che si abbassano al livello di animali pur di conservare la propria sopravvivenza. Molti ne hanno apprezzato l’anticlericalismo, sicuramente presente nel personaggio di Mrs. Carmody (che Darabont filma con un odio viscerale) ma molto più ambiguo di quanto sembra. Infatti, se si pensa al bellissimo, coraggioso, pessimista, terribile finale – sicuramente uno dei motivi che non l’hanno aiutato al box office – ci si accorge che, da un certo punto di vista, aveva proprio ragione lei. La sua ambiguità di fondo è riscattata dal suo impressionante pessimismo, dalla sua assoluta mancanza di speranza, nuova per un film hollywoodiano ad alto costo: un pessimismo ponderato che rasenta il nichilismo e tratteggia un mondo in mano al caso e al caos, in cui anche chi agisce secondo fini onorevoli è destinato a fare una brutta fine. Visivamente deve quasi tutto al già citato Carpenter, ma il montaggio solo apparentemente classico e l’immensa efficacia di molte trovate visive, ne fanno un “plagio molto originale”. Del resto, lo stesso King per scrivere il racconto si era ispirato proprio al carpenteriano “The Fog”, anch’esso una storia di mostri dentro la nebbia.  Perde qualche punto quando si affretta a spiegare troppo e quando indugia su mostriciattoli schifosi e affini, ma sarebbe davvero idiota non apprezzarne la potenza, la predisposizione all’identificazione, la bella sceneggiatura (dello stesso Darabont). E le musiche di Mark Isham sono tra le più inquietanti e spettacolari che il cinema horror ricordi. Molto originale anche nel montaggio/ missaggio degli effetti sonori. Bella prova del direttore della fotografia Ronn Schmidt, capace di muoversi senza difficoltà tra luce contrastata e luce diffusa. Disperato, angoscioso, spiazzante, ma incredibilmente coinvolgente: spiace che raramente Hollywood distribuisca film coraggiosi come questo. Sicuramente, ci guadagnerebbe in credibilità.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Horror e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *