(The Blind Side)
Regia di John Lee Hancock
con Sandra Bullock (Leigh Anne Tuohy), Quinton Aaron (Michael Oher), Tim McGraw (Sean Tuohy), Jae Head (S. J. Tuohy), Kathy Bates (Miss Sue), Lily Collins (Collins Tuohy), Ray McKinnon (Coach Cotton), Kim Dickens (Signora Boswell), Adriane Lenox (Denise Oher), Sharon Morris (Granger), Andy Stahl (preside Standstorm).
PAESE: USA 2009
GENERE: Drammatico
DURATA: 129’
Storia vera del giovane Michael “Big Mike” Oher. Dopo i guai con la madre tossicodipendente e un’adolescenza turbolenta nel ghetto, viene adottato da una famiglia ricca e diventa un giocatore professionista di football americano.
Prendendo spunto dal romanzo biografico The Blind Side: Evolution of a Game di Michael Lewis, Hancock prende la storia del giovane Oher e la passa al tritacarne dei più beceri stereotipi hollywoodiani, girando una sorta di smielato elogio al sogno americano e ai suoi valori cristallini (Dio, patria e famiglia). La confezione, pur priva di stile, è di lusso, la Bullock (premiata con l’Oscar) è brava, e non manca nemmeno qualche battuta azzeccata, ma non basta: è un film prolisso, banale, ipocrita, didattico, scontato dall’inizio alla fine. Con una storia così particolare bisognava evitare superficialità nel giudizio, e Hancock non ne è stato capace: ne è la prova il fatto che a fine film sia molto forte la sensazione che la signora Tuohy abbia fatto tutto ciò per lavarsi la coscienza (dopo anni di vita immersa nel lusso e voto donato ai repubblicani). Tra bambini con la lingua lunga, scontati siparietti antirazzisti e melense parentesi da famiglia del Mulino Bianco, il film arranca per più di due ore. Più hollywoodiano di così si muore. È uno di quei film in cui l’America e il mondo coincidono: per Hancock non esiste una “way of life” diversa da questa. E infatti in Italia non è nemmeno stato distribuito nelle sale. All’inizio e alla fine appaiono vere immagini di Oher, sul campo e con la sua famiglia adottiva. Immenso successo in patria, sia di critica che di pubblico.
