Sherlock Holmes – Gioco di ombre

(Sherlock Holmes: A Game of Shadows)Sherlock_Holmes2_Gioco_di_ombre_poster_esclusivo

Regia di Guy Ritchie

con Robert Downey Jr. (Sherlock Holmes), Jude Law (Dottor John Watson), Noomi Rapace (Madame Simza), Jared Harris (professor Moriarty), Kelly Reilly (Mary Morstan), Stephen Fry (Mycroft Holmes), Paul Anderson (Sebastian Moran), Rachel McAdams (Irene Adler), Eddie Marsan (Lestrade), Thierry Neuvic (Claude Ravache).

PAESE: USA 2011
GENERE: Thriller
DURATA: 124′

L’incontro/scontro col perfido professor Moriarty, che con abili sotterfugi vuole far scoppiare la guerra mondiale, spinge Holmes a disturbare il fidato Watson, in viaggio di nozze con la fresca sposina. Resa dei conti in un castello svizzero costruito sulle cascate di Reichenbach.

Secondo capitolo della saga di Ritchie, che riprende (rilegge?) il celeberrimo personaggio creato da Sir Arthur Conan Doyle. Il primo era tratto da un fumetto di Lionel Wigram, questo si rifà direttamente ai racconti originali e in particolare a L’ultima avventura del 1893, in cui appare il villain più noto della saga, il professor Moriarty. Rispetto al primo, meno grandi trovate e un vago sapore di deja-vu, ma ci sono nuovi interessanti personaggi (il fratello di Holmes, Mycroft, il cecchino, lo stesso Moriarty), e il film ha abbastanza benzina da viaggiare due ore senza restare a secco. Lo stile di Ritchie, fatto di ralenti e sinuosi virtuosismi (comunque sempre imprescindibili dalla computer grafica), può stordire e, alla fine, stancare, ma è indubbio che sia uno stile; e a vedere l’andazzo odierno, non è poco. Chi lo accusa di essersi staccato dal “canone” di Doyle, o non ha mai letto un racconto o ne fa un’analisi essenzialmente formale: lo stile di Doyle era sobrio e quello di Ritchie fracassone, certo, ma il suo è uno Sherlock al passo coi tempi, volutamente pulp ed eccessivo. Nello spirito, comunque, gli resta perfettamente fedele. Pur nell’iperbolica “falsità digitale” dei contributi tecnici (fotografia, scenografie, montaggio), la dimensione visiva è appagante. Bello il montaggio alternato della sequenza all’Opera e impagabile quella breve sequenza con protagonista un pony. Meno riuscito del primo, ma non così brutto.

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