Rocco Schiavone – stagione 2

Regia di Giulio Manfredonia

con Marco Giallini (Rocco Schiavone), Claudia Vismara (Caterina Rispoli), Ernesto D’Argenio (Italo Pierron), Isabella Ragonese (Marina), Massimo Olcese (questore Costa), Filippo Dini (procuratore Baldi), Massimo Reale (Fumagalli), Francesco Acquaroli (Sebastiano), Lorenza Indovina (Michela Gambino), Alberto Lo Porto (Scipioni), Massimiliano Caprara (Deruta), Christian Ginepro (D’Intino).

PAESE: Italia 2018
GENERE: Giallo
DURATA: 4 episodi da 100’

Il vice questore di Aosta Rocco Schiavone è costretto fare i conti col suo passato e con gli eventi che hanno portato alla morte dell’amata moglie Marina. Allo stesso tempo deve tenere sotto controllo l’amico d’infanzia Sebastiano, desideroso di vendicarsi di chi ha ucciso Adele…

Seconda stagione tratta dai romanzi di Antonio Manzini, ancora prodotta da RAI e sceneggiata dallo scrittore con Maurizio Careddu. Più cupa e pessimista della prima, ma anche più intrigante e realistica nell’approfondire i personaggi e le loro storie, è una delle serie italiane più innovative degli ultimi anni. Le ragioni sono tante, a partire dal personaggio principale. Non ci sono motivi ammirevoli o traumi a motivare le sue azioni negative, e qui si distanzia dal suo stesso modello, il commissario Montalbano: Schiavone si fa le canne perchè GLI PIACE farsele, e non per elaborare un qualche trauma (anzi, se le faceva già quando Marina era viva), e quando va contro la legge lo fa per i soldi, quindi per sè stesso, (quasi) mai per altruismo. Diseducativo? Forse, ma anche assolutamente realistico e inaspettato. Poi, manca quasi sempre il lieto fine e non c’è mai compiacimento nell’arrestare i colpevoli: forse perchè Schiavone sta sempre con gli ultimi, gli sfigati, i perdenti, è un deandreiano DOC che pensa che anche se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo. Qualcuno ha parlato di serie “all’americana”; delle serie USA condivide la ricercatezza stilistica e il budget (relativamente) alto, ma mai ne scimmiotta lo stile, come accaduto in altre serie TV italiche. Anzi, rimane orgogliosamente italiana nel raccontare la piccola provincia valdostana come la truce periferia romana, e i delitti sono spesso simbolici e rappresentativi della società italiana sempre più razzista e ignorante degli ultimi anni.

Paga ancora la scelta di far dirigere tutti gli episodi a un solo regista (Manfredonia), cosa che garantisce omogeneità stilistica e una linearità di racconto che raramente si è vista nella nostra televisione. Interpreti scelti e diretti con cura capitanati da un Giallini semplicemente meraviglioso: visti anche gli spunti autobiografici (l’attore è davvero un pò burbero, ed è realmente vedovo) non FA Schiavone, E’ Schiavone. Musiche splendide di Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro. Insomma, è fatto davvero benissimo. L’ha capito – una volta tanto – anche il pubblico, che l’ha premiato con ascolti altissimi che hanno già portato alla riconferma per una terza stagione. Chi ancora esprime dubbi dicendo che comunque non rinuncia ad alcuni cliché televisivi si è forse dimenticato che stiamo comunque parlando di televisione, non di cinema, e la televisione ha ovviamente più regole del cinema. L’importante, secondo noi, non è che la televisione diventi cinema (per quanto Schiavone sia molto più “cinematografico” di molti film italici), quanto che riesca ad essere grande televisione. E la missione, con Schiavone, è assolutamente compiuta.

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