Regia di Paolo Genovese
con Giuseppe Battiston (Peppe), Anna Foglietta (Carlotta), Edoardo Leo (Cosimo), Marco Giallini (Rocco), Valerio Mastandrea (Lele), Alba Rohrwacher (Bianca), Kasia Smutniak (Eva).
PAESE: Italia 2016
GENERE: Drammatico
DURATA: 95′
Durante una cena come tante altre, sette amici quarantenni – tre coppie più uno – decidono di fare un bizzarro esperimento: cellulari sul tavolo, dovranno rendere pubblico tutto ciò che riceveranno (chiamate, messaggi, foto) nell’arco della serata. Tutti hanno qualcosa da nascondere, anche chi è convinto del contrario…
Scritto dal regista con Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello. Parte in commedia (la prima ora è davvero molto divertente) e finisce nel dramma, per non dire nella tragedia. Riflette, in maniera mai banale nè demagogica, sul ruolo del telefono cellulare (e della tecnologia in generale) all’interno delle nostre vite: una scatola nera in cui non solo nascondiamo i nostri segreti, ma attraverso la quale ci inventiamo vite da sogno cui, per pigrizia o frustrazione, abbiamo rinunciato. Genovese non è il Polanski di Carnage, ma ambientare un film intero dentro una stanza senza raffreddare mai il ritmo non è davvero cosa facile. Lo aiutano a vincere la sfida gli straordinari, naturalissimi interpreti, diretti benissimo, e una sceneggiatura semplicemente perfetta che non conosce cedimenti. Bei dialoghi, azzeccata altalenanza tra riso e malinconia, e un finale tutt’altro che scontato o consolatorio che lascia parecchio inquietati. È, in fin dei conti, un grido d’aiuto disperato che racconta la desolante e squalliduccia società italiana medio borghese (soltanto italiana?) di questi tempi nostri. La canzone finale omonima è cantata da Fiorella Mannoia. Tre nastri d’Argento e due David di Donatello importantissimi, miglior film e miglior sceneggiatura. Consigliatissimo.
