(THX 1138)
Regia di George Lucas
con Robert Duvall (THX 1138), Donald Pleasence (SEN 5241), Don Pedro Colley (SRT), Maggie McOmie (LUH 3417), Ian Wolfe (PTO), Sid Haig (NCO), Marshall Efron (TWA), John Pearce (DWY), Irene Forrest (IMM), Claudette Bessing (ELC).
PAESE: USA 1971
GENERE: Fantascienza
DURATA: 86′ (88′)
XXV secolo. Gli esseri umani, identificati attraverso sigle e numeri, vivono nel sottosuolo e dedicano la loro intera esistenza al lavoro. I sentimenti sono banditi, tutti sono uniformati, anche a livello esteriore (sono tutti rasati a zero, uomini e donne, e vestiti eslcusivamente di bianco), e il potere è in mano alle macchine che controllano e puniscono i ribelli attraverso spietati robot poliziotti. Quando THX 1138 e LUH 3417 si lasciano andare all’amore (anche fisico), diventano automaticamente dei fuorilegge. Inizia la fuga.
Primo film di Lucas, ispirato al cortometraggio Electronic Labyrinth: THX 1138 che il regista realizzò nel 1967 come saggio conclusivo del proprio master universitario presso la University of Souther California. Echi orwelliani (non solo nella trama, ma anche nel diventare un inno all’umanità in un mondo disumano) si sposano con uno stile visivo davvero notevole, la cui coerenza formale è una delle carte vincenti del film. Alcuni ci lessero una parabola sul comunismo sovietico visto dagli occidentali (colpevole di uniformare i propri cittadini, di esercitare un controllo assoluto sulle loro vite, di bandire qualsiasi svago), ma a ben vedere sembra più una metafora del capitalismo, con gli esseri umani costretti a non far altro che lavorare e creare profitto. Non a caso, nel finale l’autorità smette di seguire il fuggiasco THX solo e soltanto perché l’operazione sta iniziando a costare troppo. Un pò verboso nella parte centrale, il film è riscattato da trovate visive particolarmente azzeccate, tra le quali la più audace (e affascinante, anche a livello simbolico) è quella della prigione dei reietti (tra i quali, oltre ai ribelli come THX, ci sono un nero, un nano, un disabile) immaginata come un’asettica stanza bianca che sembra non avere fine. Prodotto dalla American Zoetrope di Coppola e scritto dal regista con Walter Murch, che curò anche l’inquietante sound-design. Le musiche originali sono di Lalo Schifrin. Nel 2004 Lucas ne predispose una versione director’s cut della durata di 88′ (invece che 86′) nella quale, come già aveva fatto coi vecchi Star Wars, inserì diversi innesti digitali, a suo giudizio migliorativi: se è vero che alcuni ritocchi funzionano, come quelli che aumentano le comparse in alcune sequenze o “puliscono” certe imperfezioni, altri sono abbastanza imbarazzanti, come le creature scimmiesche inserite nel prefinale. Comunque un prodotto interessante. Alcune scene sono girate nel complesso del Marin County Civic Center di San Rafael (California) progettato da Frank Lloyd Wright.