L’invasione degli ultracorpi

(Invasion of the Body Snatchers)

Regia di Don Siegel

con Kevin McCarthy (dottor Miles J. Bennell), Dana Wynter (Becky Driscoll), Larry Gates (dottor Dan “Danny” Kauffman), King Donovan (Jack Belicec), Jean Willes (Sally Withers), Ralph Dumke (Nick Grivett), Virginia Christine (Wilma Lentz), Jean Andrew (zia Eleda Lentz), Everett Glass (dottor Ed Pursey), Tom Fadden (Ira Lentz), Bobby Clark (Jimmy).

PAESE: USA 1956
GENERE: Fantascienza
DURATA: 80′

Il dottor Bennell, in evidente stato di shock, viene ricoverato presso un ospedale psichiatrico, dove racconta ad un collega che la cittadina di Santa Mira è stata presa di mira da alieni malvagi che hanno scambiato i corpi delle persone con loro copie perfette, generate da strani baccelloni  verdastri: sono uguali in tutto e per tutto agli umani, tranne che nella capacità di provare sentimenti. i deliri di un pazzo? No, perché nel finale una telefonata avvisa il dottore che un camion carico di baccelloni è stato fermato dalla polizia…

L’undicesimo film di Don Siegel, prodotto dall’indipendente Walter Wanger e tratto dal romanzo omonimo (1955) di Jack Finney, è un piccolo, grande capolavoro della fantascienza che ha segnato il genere e ha aperto la strada ad una sua rivisitazione socio- politica. Alcuni lo lessero come una metafora del maccartismo (sia positiva che negativa), altri come una parabola della guerra fredda (il pericolo arriva da fuori), ma ciò che lo rende estremamente affascinante ancora oggi è il suo valore di apologo sociale: i cloni degli esseri umani, incapaci di provare emozioni, sono davvero così diversi dagli umani stessi? Più che su un’invasione aliena, è un film sulla spersonalizzazione dell’individuo, sulla sua standardizzazione, su un Paese che vuole che i suoi elettori pensino il meno possibile. Siegel, molti anni dopo, affermò: “né lo sceneggiatore (Daniel Mainwaring, ndr), né io pensavamo a un qualunque simbolismo politico. Nostra intenzione era attaccare un’abulica concezione della vita”. Resta, sotto la scorza del b- movie, uno dei migliori prodotti fantascientifici usciti da Hollywood, e ancora oggi si fa apprezzare per il ritmo, la lungimiranza, la costruzione dell’angoscia: Siegel, rinunciando per ragioni economiche a qualsivoglia effetto speciale (eccezion fatta, se di effetti speciali si può parlare, per i baccelloni), punta tutto sulle atmosfere sinistre (grande fotografia di Ellsworth Fredericks, a suo agio col bianco e nero), sui contrasti tra la luce e il buio, sui volti volutamente ambigui dei personaggi (sono davvero loro o no?). Il radicale pessimismo pensato da Siegel (non c’era “cornice”: Bennell non veniva ricoverato e, anzi, nell’ultima inquadratura – che doveva essere quella in cui fugge sull’autostrada – guardava lo spettatore e gli gridava “you’re next!”, “tu sei il prossimo”), fu bandito dalla produzione e, per includere un lieto fine, si optò per costruire il film su un flashback e di mostrare la fine dell’invasione. Tra gli sceneggiatori, si dice, ci furono anche Richard Collins e (non accreditato) un giovane Sam Peckinpah.  Un film di ineccepibile suspense, capace di creare un angoscia palpabile senza mai trascurare il suo intelligente messaggio di fondo. Da riscoprire, senza dubbio.

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2 risposte a L’invasione degli ultracorpi

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