L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

(The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford)

Regia di Andrew Dominik

con Brad Pitt (Jesse James), Casey Affleck (Robert Ford), Sam Rockwell (Charlie Ford), Mary Louise Parker (Zee James), Jeremy Renner (Wood Hite), Paul Schneider (Dick Liddil), Sam Shepard (Frank James), Zooey Deschanel (Dorothy Evans), Garret Dillahunt (Edward T. Miller), Michael Parks (Henry Craig), Ted Levine (Sceriffo Timberlake).

PAESE: USA 2007
GENERE: Western
DURATA: 163′

La mattina del 3 aprile 1882 il 19enne Robert Ford uccise, sparandogli alle spalle, il celeberrimo bandito Jesse James, suo amico e capobanda. Cosa lo spinse a compiere quel gesto che, fino alla sua morte avvenuta dieci anni dopo, nel 1892, lo perseguitò e lo macchiò di codardia? Il film parte dal 1881, anno del primo incontro tra il giovane e frustrato Ford e il trentenne James, ex soldato confederato, considerato dal popolo un eroe, e si conclude quando un colpo di pistola mette fine alla vita del primo, divenuto proprietario di una sala da gioco dopo aver inscenato a teatro, per anni, l’omicidio che lo aveva reso tanto odiato quanto famoso.

Da un vecchio romanzo (1983) di Ron Hansen, adattato dallo stesso Dominik, un insolito western da camera crepuscolare e introspettivo, con poche sparatorie e uno stile contemplativo e fortemente anti-spettacolare. Di Jesse racconta la costante paranoia di essere tradito e la riluttanza ad essere trattato come un eroe, di Ford cerca di capire le motivazioni, storiche e psicologiche, che lo spinsero ad uccidere il primo (e forse unico) uomo che gli aveva dato fiducia, dopo anni di vessazioni da parte dei fratelli maggiori. Nel farlo, spoglia il genere (e il personaggio) di qualsiasi alone romantico o eroico (anche Jesse spara alle spalle), e restituisce ai personaggi la dignità di esseri umani coi loro difetti, le loro mancanze, i loro lati oscuri. I loro tentativi di “uscire” dai binari di un destino di miseria che sembrava già scritto. Non c’è nessun vero cattivo e nessun eroe, nessuno scontro tra bene e male e nessun evento che possa considerarsi davvero mitico. “È tutto falso, lo sai?”, chiede Jesse a Ford. “Certo che lo so”, risponde l’altro. Eppure, come lui, abbiamo tutti bisogno di crearci degli eroi nei quali credere. Non è forse quello che da sempre hanno fatto gli Stati Uniti, raccontando il west (e quindi anche i suoi banditi, tipo Jesse) come qualcosa di leggendario? Da qui la scelta di non concludere il film con la morte di Jesse, bensì con quella di Robert: gli ultimi 30′ mostrano infatti il triste destino dei fratelli Ford (memorabile la parentesi “teatrale”), divenuti ciò che volevano – delle leggende – ma in negativo. E perchè poi? In cosa erano davvero diversi da Jesse? Quel Jesse che, in una scena del film, spara alle spalle a un amico senza troppi scrupoli soltanto perchè sospetta che lo abbia tradito?

Memorabile prova di Pitt, alle prese con un Jesse molto poco eroico e molto umano, quasi rassegnato al suo destino, e altrettanto memorabile prova di Affleck che riesce a dare verità e spessore ad uno dei personaggi più odiati della storia americana, non riabilitandolo ma (per la prima volta nella storia del cinema) cercando di comprenderne le ragioni. Il primo ha vinto la Coppa Volpi a Venezia, il secondo ha ricevuto una nomination ai premi Oscar (insieme alla straordinaria, oscura fotografia del grande Roger Deakins). Colonna sonora di Warren Ellis e Nick Cave, che appare verso la fine cantando… Jesse James. In un’intervista Pitt ha dichiarato che nonostante lo scarso successo di pubblico il film rimane uno di quelli cui è più legato. Una pellicola molto lunga, lenta, ma mai prolissa. Da vedere.

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