Regia di Ken Loach
con Paul Brannigan (Robbie), John Henshaw (Harry), Gary Maitland (Albert), Jasmin Riggings (Mo), William Ruane (Rhino), Roger Allam (Thaddeus), Siobhan Reilly (Leonie), Chooye Bay (Tai Pan), James Casey (Dougie), Paul Birchard (vincitore dell’asta), Lorne MacFayden (Matthew), Charles MacLean (Rory McAllister), Joy McAvoy (Mairi).
PAESE: Francia, GB 2012
GENERE: Commedia drammatica
DURATA: 106’
Un gruppetto di piccoli criminali della Glasgow più misera sono condannati a svolgere lavori socialmente utili per scontare le loro piccole pene. Il supervisore del progetto di recupero, l’onesto ed umano Harry, trasmette loro l’amore per il whisky. Dopo aver visitato una distilleria, l’allegra combriccola decide di tentare un colpo che potrà sistemare le loro esistenze: mettere le mani su un pregiatissimo whisky dal valore inestimabile che di lì a poco sarà battuto all’asta…
Scritto dal fido sceneggiatore Paul Laverty, il 27esimo lungometraggio di Loach è ancora un film sul sottoproletariato inglese e sulle misere, soffocanti e pittoresche periferie della grande Albione. È lo sguardo di un sinistrorso convinto che si pone come obbiettivo la rappresentazione (rigorosa e mai ipocrita) degli sfigati e dei perdenti, una sorta di “De Andrè cinematografico” che ha ancora a cuore il destino di chi, pur vivendo in una società civilizzata, non riesce ad inserirsi e non possiede più nulla se non la propria dignità. Questa sua commedia drammatica (all’inizio quasi tragica, poi man mano molto, molto divertente), parecchio british nell’ambientazione, sembrerebbe un’ennesima parabola sulla seconda occasione (tanto cara agli americani quanto agli inglesi), ma ad una più attenta lettura si rivela una sovversiva ed anarchica satira sui costumi odierni: il colpo progettato da Robbie e compagni non scontenta nessuno, anzi, tutti sono più contenti, chi perchè sente di poter cambiare vita, chi perché crede di aver fatto un affare. Eppure è sparito un bottino che vale milioni di sterline. Il whisky da un milione comprato dal ricco acquirente americano ha sulla gente il medesimo effetto che un ha il liquoraccio che buttano giù Robbie, Albert e gli altri, ma viene presentato in modo diverso, “ipocrita”, ed è proprio in questa beffa che si riassume il cinismo divertito di Loach, sorta di catalizzatore immaginifico delle nostre più bieche contraddizioni.
Certo il canovaccio del film non è nuovo e il finale è più che scontato (una vera e propria rivincita dei losers), ma si tratta comunque di una pellicola deliziosa, ingegnosa, molto divertente specialmente nella seconda parte. Il merito è anche di una squadra di attori poco conosciuti ma molto, molto bravi e credibili. Loach, come sempre, si dimostra abile orchestratore nei continui passaggi tra riso e tragedia (e viceversa) nonché vecchio, malinconico romantico perennemente innamorato, senza pietismo né autocompiacimento, dei suoi sfigati. Molti critici l’hanno dileggiato scambiando per buonismo il suo ottimismo di fondo: in realtà si tratta di un film meno superficiale di quanto potrebbe sembrare. La parte degli angeli è quella piccola percentuale di whisky che, non si sa bene perché, evapora durante gli spostamenti dalla distilleria al bicchiere. La parte degli angeli sono Robbie e i suoi amici: non si sa bene perché, ma forse sono ancora in grado di “evaporare” dalla desolazione per aspirare al posto degli angeli, al cielo, che in questo caso non è altro che un’esistenza dignitosa. In colonna sonora si fa notare un mitico pezzo dei The Proclaimers, I’m gonna be (500 miles).
visto qualche giorno fa! mi è piaciuto, anche se mi è sembrato che prima e seconda parte fossero due film differenti
Si anche a me ha dato un pò quell’impressione, ma credo anche che Loach sia stato bravo a cambiare registro senza che lo spettatore se ne accorga troppo o che ne risenta la narrazione!:-)