Regia di Christopher Nolan
con Christian Bale (Bruce Wayne/Batman), Anne Hathaway (Selina Kyle), Tom Hardy (Bane), Michael Caine (Alfred Pennyworth), Marion Cotillard (Miranda Tate), Joseph Gordon-Levitt (John Blake), Gary Oldman (James Gordon), Morgan Freeman (Lucius Fox), Nestor Carbonell (Sindaco Garcia), Liam Neeson (Ra’s al Ghul), Matthew Modine (vice commissario Peter Foley), Cillian Muprhy (Jonathan Crane), Alon Aboutboul (Dr. Leonid Pavel).
PAESE: USA 2012
GENERE: Avventura
DURATA: 165’
A otto anni dall’infuocata notte in cui Batman si prese le colpe dell’impazzito procuratore Harvey Dent, Bruce Wayne vive arroccato nella sua villa, parla soltanto col maggiordomo Alfred e ha appeso maschera e mantello al chiodo. L’arrivo in città del supercriminale Bane e la curiosità verso una bella ladra felina spingono il magnate a uscire allo scoperto, ma questa volta Batman dovrà vedersela con un nemico ben peggiore del Joker con un piano ancora più folle…
Preceduto da una campagna pubblicitaria senza precedenti, l’attesissimo terzo capitolo del cavaliere oscuro secondo Nolan, conclusione della trilogia iniziata con Batman Begins e proseguita con Il cavaliere oscuro, riprende i temi “caldi” dei capitoli precedenti. Il suo motore è la paura, in tutte le sue forme: la paura di perdere i propri cari combattendo per un’ideale, la paura di un mondo che sembra non avere più alcun futuro possibile, la paura del terrorismo, del tracollo finanziario, della violenza imperante. Il cavaliere oscuro era un film impregnato sulle paure post 11 settembre, questo terzo capitolo è un film sulle paure della crisi economica. Bane distrugge – letteralmente – Wall Street, incita i sottoproletari alla rivoluzione, guida una sommossa contro i quartieri alti e l’autorità costituita e si auto elegge dittatore della città. Quello che interessa a Nolan resta sempre e soltanto l’analisi sconsolata di una società timorosa e incapace di rialzarsi che rischia di affidarsi a falsi profeti che fanno della demagogia e del populismo le loro carte vincenti. E, velatamente, lancia un campanello d’allarme anche in territorio di “primavere arabe” (tra i tirapiedi non c’è nemmeno un occidentale, ed essi accettano di morire per la causa senza protestare); ma, attenzione, non fraintendiamo: non è un film anti- islamico, è un film che avverte sui rischi – peraltro già avveratisi in passato, come nella rivoluzione iraniana – di “togliere un dittatore per metterne un altro”. Come dire, la gente ci mette poco a credere in qualcuno che gli prometta la libertà, ma non sempre questo qualcuno è animato da buone intenzioni. Bane non è male allo stato puro, o meglio, non è un male incondizionato cui non interessa altro che veder bruciare il mondo (insomma, non è il Joker di Heath Ledger); Bane è il nuovo Hitler, che assorbe le paure della massa e le trasforma in odio e potere.
Molta carne al fuoco, ma Nolan è un asso nella direzione degli attori ed è abile a raccontare le storie in cui crede facendo combaciare ogni linea narrativa in modo quasi perfetto. La galleria di personaggi si arricchisce di presenze interessanti (il poliziotto onesto di Lewitt, quello pavido di Modine, la sexy Selina e la dolce Miranda Tate), ma il personaggio più riuscito è senza dubbio il cattivissimo Bane, resuscitato dopo una serie di apparizioni sul filo del trash (nella serie a cartoni sembrava un clown grassoccio, nel Batman & Robin di Schumacher era uno scimmione stupido che parlava come Hulk). Se non fosse per il colpo di scena finale in cui si svela la sua vera identità, colpevole di minarne quel retroterra tragico che lo rendeva così affascinante, sarebbe un cattivo perfetto, superiore addirittura al celeberrimo Joker di Heath Ledger. Il nostro Filippo Timi lo doppia in modo ineccepibile, garantendo ad un personaggio senza volto (la maschera che porta gli lascia liberi soltanto gli occhi) un’espressività diabolica inarrivabile. La prima parte del film è la meno riuscita: iperdialogata, lenta, e, se si toglie la mirabolante sequenza del salvataggio di Bane ad alta quota, che fa impallidire il prologo di qualunque film su 007, risulta poco originale o quanto meno “ordinaria”; la seconda, invece, libera un talento visionario che garantisce sequenze apocalittiche di forte impatto visivo: l’esplosione dello stadio di Football (vero metaforico tramonto dell’american dream), la prigionia di Bruce Wayne e la sua mirabolante fuga, il processo farsa istituito da Bane (i criminali fanno da giudici e giuria e i ricchi e i poliziotti sono gli imputati), il ritorno a Gotham del cavaliere oscuro, lo scontro finale tra bene e male. Il lieto fine sarà anche scontato, ma era l’unica conclusione possibile per la trilogia.
I mezzi di Batman – qui appare il Batwing, aereo del cavaliere oscuro – diventano sempre più tamarri, e qualche volta si ha l’impressione che Nolan lasci un po’ troppo spazio agli effetti speciali rispetto alla storia (parecchie le incongruenze nell’intreccio), ma la sceneggiatura – del regista con David S. Goyer – tiene il ritmo per quasi tre ore senza mai permettere uno sbadiglio: il materiale che la compone potrebbe tranquillamente alimentare il fuoco di almeno dieci episodi della serie animata e di venti albi di quella cartacea. È meno notturno (girato quasi tutto di giorno) e meno cupo del precedente, ma il titolo originale rivela che si tratta di una rinascita, e quindi è giusto che questa avvenga alla luce del sole. Preziosa fotografia di Wally Pfister, belle musiche di Hans Zimmer. Ma la scelta “poetica” (e “politica”) di non girarlo in 3D, nonostante le pressioni della Warner che con le tre dimensioni avrebbe incrementato i guadagni, è un merito che appartiene esclusivamente a Nolan. Forse è più psicologo che regista – in quanto sa perfettamente dove toccare per creare la suspense e strappare l’applauso – ma è così abile come cantastorie da far dimenticare agli spettatori che, in fin dei conti, il suo è un film impregnato di stereotipi hollywoodiani già visti migliaia di volte. Girato in Imax. Vale il prezzo del biglietto? Assolutamente.