Fringe – Com’è possibile che qualcuno se lo sia perso?

A nemmeno un anno di distanza dall’ultima puntata, questa serie tv di grande qualità sembra già finita nel dimenticatoio. Secondo noi non è giusto. Vi spieghiamo perchè.

Wallpaper Fringe

Non sono un appassionato di serie tv. Solitamente guardo il primo episodio, il secondo, qualche volta addirittura il terzo, ma poi mi fermo e passo ad altro. Non so perchè. Probabilmente è un mio limite. Non mi piace pensare di dover restare in balia dei network che ti tengono sulle spine tra una puntata e l’altra; non mi piace dover ad ogni costo ricordare particolari insignificanti (“per capire la quarta stagione devi guardare il quindicesimo episodio della seconda…” sic!); non ho la paytv, e di conseguenza le serie decenti che posso guardare ad un orario “umano” sono assai poche.

Fringe

Qualche volta, però, la mia reticenza casca. E così mi sono ritrovato a guardare tutte le nove stagioni di X-Files, e mi ritrovo oggi a guardare ogni settimana The Walking Dead. Tra il 2012 e il 2013, invece, mi sono ritrovato a guardare una serie tv che in Italia viene nominata molto poco, una serie di cui nemmeno esistono cofanetti nella nostra lingua. Nel primo episodio che vidi, per caso, su Italia 1, alle tre del pomeriggio, c’era un vecchio che farfugliava di universi alternativi e finiva per cadere con un ragazzino dentro un lago ghiacciato. Pensai che fosse interessante, ma poi finii per dimenticarmene. Qualche giorno dopo, la vidi di nuovo. E allora lì iniziai a sentirmi piuttosto solleticato.

La serie in questione si chiama Fringe, è stata ideata da quel vecchio (per esperienza, non certo per anagrafica) volpone di J. J. Abrams a sei mani con Alex Kurtzman e Roberto Orci ed è stata prodotta, dal 2008 al 2013, dall’emittente americana FOX. A febbraio 2013 – ahinoi – è stato trasmesso l’ultimo episodio. Finita, cancellata, terminata, praticamente da un anno. Credo dunque che valga la pena spendere due parole in proposito.

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 What’s happened? [Spoiler inside!]

Com’è che quando succede qualcosa di cui nessuno sa niente e che non ha alcun senso, vengono sempre da noi?”

Peter Bishop

Fringe parla dell’agente speciale Olivia Dunham, giovine federale dal passato burrascoso che viene integrata in una sezione segreta dell’FBI, la divisone Fringe appunto. Il reparto indaga su strani fenomeni (ai limiti della fantascienza) che sembrano suggerire un’atroce verità: qualcuno sta facendo degli esperimenti utilizzando il pianeta Terra come laboratorio. Olivia, grintosa e decisa, si rivolge allo strambo Walter Bishop, ex genio della scienza finito in manicomio dopo aver provocato la morte accidentale di un’assistente di laboratorio. Arruolato in squadra anche il figlio di Walter, Peter (che odia il padre ma è l’unico ad avere il potere di farlo uscire dall’ospedale psichiatrico), la squadra inizia ad investigare sugli strani eventi che stanno sconvolgendo il suo mondo. Proseguendo nelle indagini, Olivia scoprirà che a causa di alcuni esperimenti effettuai da Walter – e dal suo ex “compagno di giochi” William Bell – questo nostro mondo è in grado di interagire con un universo alternativo, in cui ognuno possiede un doppio se stesso leggermente diverso.

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I “cattivi” che Olivia, Walter e Peter incontreranno sulla loro strada saranno tutti legati indissolubilmente proprio agli esperimenti di Walter: alcuni di loro tenteranno di utilizzare le sue ricerche per governare il pianeta. Lungo la seconda stagione scopriamo che Peter appartiene proprio all’universo alternativo: il vero figlio di Walter morì nel 1985, e il padre sfruttò le sue conoscenze scientifiche per aprire un portale su un altro universo e rapire un Peter alternativo, prima soltanto per poterlo curare e rispedire a casa, poi per tenerselo e sopperire al lutto del proprio Peter. Alla fine della stagione Walter alternativo (che il nostro Walter chiama Walternativo) cattura Peter per riportarlo a se, ma i suoi metodi deprecabili e inumani portano il figlio a voler tornare nell’ altro universo, da quelli che egli considera il suo Walter e la sua Olivia. Ma Walternativo ha ordinato alla Olivia Dunham del suo lato di sostituirsi all’Olivia del nostro: dopo qualche tempo, lungo la terza stagione, Peter capisce che si tratta di un Olivia alternativa e rimette le cose a posto. A fine stagione, una misteriosa macchina che si attiva solo se toccata da Peter sta per distruggere entrambi gli universi, ma il giovane capisce che essi possono convivere e ne evita il reciproco annientamento. Salvati i due mondi, però, Peter sparisce e nessuno si ricorda della sua esistenza. La colpa è degli Osservatori, viaggiatori temporali che salvarono inavvertitamente la vita a Peter e che ora dovevano rimettere le cose a posto facendolo sparire per sempre. Ma lungo la quarta stagione Olivia, che intanto si era innamorata di Peter, cattura con il suo sentimento l’energia vagante del ragazzo e gli dona nuovamente la vita. Tornato operativo, Peter aiuta la divisione Fringe a combattere il bieco David Robert Jones, che vuole distruggere entrambi gli universi per crearne uno a sua immagine e somiglianza. Un aiuto inaspettato arriva anche dai loro doppi alternativi, intenzionati anch’essi a salvare entrambi i mondi e ad annientare il nemico. La quinta stagione si svolge nel futuro: gli Osservatori hanno smesso di osservare e hanno conquistato la terra. Come faranno Peter, Olivia, loro figlia Etta e Walter a sconfiggerli per ridare al mondo la libertà?

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Detto così, sembra più che altro un caos. Volete saperne di più? Leggete la trama della serie su Wikipedia o, meglio ancora, guardatevela.

Difetti

Nonostante io la reputi una delle serie più riuscite della storia della tv, è ovvio che anche Fringe possiede dei difetti. Tanto vale parlarne subito: via il dente, via il dolore. Ad esempio, molte spiegazioni “scientifiche” date da Walter somigliano più che altro a “parascienza”. Insomma, per spiegare tutto scientificamente spesso gli sceneggiatori si sono arrampicati sugli specchi. Secondo difetto, forse maggiore, è l’inserimento di trovate decisamente fuori luogo, come ad esempio la “campanella che richiama le anime dei morti” o il fatto che Peter si “riformi” perché “l’amore di Olivia cattura la sua energia vagante”. Qui non si tratta di castronerie spacciate per verità scientifiche, si tratta più che altro di spicciola filosofia zen. Un ultimo difetto – e qui gli ideatori della serie non sono colpevoli – è la fretta con cui viene sbrigata la quinta stagione, composta di soli 13 episodi. Probabilmente Abrams & co. pensavano di continuare a lungo, ma ad un certo punto, durante la quarta serie, il calo di audience costrinse i produttori a parlare chiaro: ancora una stagione per concludere la storia e poi stop. Nonostante la paradossale fortuna che si ritrovarono per le mani (molte serie sono state “troncate” senza nemmeno permettere ai loro creatori di finire la storia in modo coerente), Abrams e soci dovettero ingegnarsi per permettere che la storia finisse in modo logico. E così hanno preso una trovata probabilmente pensata per una decima o undicesima stagione – l’invasione degli osservatori – e l’hanno incollata con lo sputo alla quarta. Dunque, a guardare gli ultimi episodi, ci è sembrato che tutto fosse condensato per fare le cose bene ma in fretta e furia. Nonostante questo, il risultato (la quinta stagione) non è stato affatto deprecabile come ha sostenuto qualcuno.

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Pregi

Ciò che colpisce di Fringe è essenzialmente l’originalità della storia, ma anche la sua bellezza, nel senso più semplice del termine. Meno caotica di Lost ma, secondo noi, molto più ricca di fascino (non siamo i soli ad aver smesso di guardare la serie dell’isola quando i flashback diventavano un po’ troppi e troppo incasinati), la serie ha una prima stagione che deve molto a X-Files (la serie viene citata più e più volte, spesso con molta autoironia) e una quinta che richiama Essi Vivono di Carpenter (a livello visivo) e Ritorno al futuro (i paradossi narrati devono molto al film di Zemeckis). Tutto ciò che c’è in mezzo, non somiglia a nulla che abbiate mai visto prima: teletrasporto, invisibilità, mutazione genetica, viaggi nel tempo e, soprattutto, universi alternativi. Già, perchè non c’è serie tv (forse non c’è nemmeno un film) che parli così tanto e così bene dell’argomento. Walter dice che ci sono infiniti universi alternativi, ma che lui riuscì a mettersi in contatto con uno “casuale”. In questo universo altro ci sono gli stessi personaggi che appartengono al nostro, ma sono leggermente diversi. Perchè? Perchè in quest’altro universo qualcosa ha fatto andare le cose diversamente. Non sappiamo cosa. Ma alcune scelte operate da alcune persone hanno portato quest’altro universo ad essere diverso dal nostro. Walter spiega molto bene il concetto: quando siamo davanti ad un bivio abbiamo due scelte, e a seconda di quella per cui optiamo ce n’è un’altra che “avrebbe potuto essere”. Ed è su quella scelta non presa che si costruisce un universo per noi alternativo. A differenza di X-Files – molti, guardando la prima stagione di Fringe, lasciarono perdere perchè convinti che si trattasse di una brutta coppia delle avventure di Mulder e Scully – in questa serie non si parla di paranormale, o meglio, il paranormale non è qualcosa di “inspiegabile”, bensì qualcosa che solo la scienza “di confine” professata da Walter può spiegare. Tutto può essere spiegato scientificamente, nulla può essere ricondotto alla magia o a elementi “fantastici”.

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Personaggi

Non credo di dire un’eresia affermando che le caratterizzazioni presenti in Fringe sono tra le più riuscite della storia della tv. Il fulcro dell’intera serie è sicuramente Walter Bishop. Nelle prime apparizioni sembra soltanto uno scienziato pazzo, vecchio e malato, che azzecca le diagnosi dei casi affrontati perchè un tempo era un simil genio incompreso. Seguendo la serie, però, ci si accorge che si tratta di un uomo ben diverso. Personaggio di tragica levatura shakespeariana, fu uno scienziato geniale quanto senza scrupoli convinto di poter fare le stesse cose che attribuiamo a Dio attraverso la conoscenza completa e irrefrenabile della scienza. Walter vide morire il proprio Peter, attraversò il confine con un altro universo, rapì il figlio di un altro Walter e lo crebbe come proprio. Salvo poi finire in manicomio, vittima dei suoi stessi sensi di colpa e di un’operazione che lui stesso si effettuò (si fece togliere un pezzo di cervello per evitare che gli venisse di nuovo la voglia di sostituirsi a Dio). Tornato alla vita grazie alla divisone Fringe, che lo assume come collaboratore esterno, e alla vicinanza con Peter, che lui considera come il suo vero figlio, Walter è l’unico in grado di aiutare i federali nella risoluzione dei casi più complicati. Tutto ciò che vediamo in Fringe, tutti quei casi irrisolti (che, ricordiamolo, provocano una quantità infinita di vittime), sono in qualche modo collegati agli esperimenti di Walter, sono collegati a quel suo primo “attraversamento”. Il senso della serie risiede proprio in questo concetto: l’amore di Walter per Peter è più grande di qualsiasi cosa. L’amore di un padre per il figlio fa passare in secondo piano gli equilibri non soltanto del nostro mondo, bensì dell’intero universo. Walter, alla fine della serie, rifarebbe tutto da capo, ma ciò non significa che egli ritenga di avere la coscienza pulita. E infatti, nell’ultimo episodio, è lui che DEVE compiere quel gesto estremo. Non soltanto sacrificarsi per salvare il mondo, bensì diventare un vero e proprio paradosso temporale umano che rimetta a posto le cose, che riporti il “come è andato” al “come tutto sarebbe dovuto andare se non ci fossero state interferenze”.

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Un altro personaggio complesso e geniale è sicuramente Peter. A causa di Walter e del suo attraversamento, Peter diventa l’anomalia che appartiene a entrambi gli universi: ad uno per status, all’altro per questioni affettive. Perdona Walter per averlo strappato al suo vero padre, capisce come salvare entrambi gli universi, tiene legate “le parti e il tutto”. Nonostante il rapporto tra Peter e Olivia sia espresso in termini assai originali, diventa quasi normale amministrazione se si guarda alla suggestiva complessità del rapporto tra Peter e Walter. È il loro rapporto la parte più bella di Fringe, è sul loro rapporto che si sviluppa il bellissimo finale, con quel tulipano bianco che richiama uno degli episodi più belli e riusciti della serie (il diciottesimo della seconda stagione).

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Walter e Peter sono sicuramente i personaggi più originali e interessanti della serie, ma anche gli altri sono scritti con cura. Prendiamo Olivia, la protagonista. Un po’ stereotipata a livello caratteriale (fredda e introversa), rappresenta tuttavia insieme alla famiglia Bishop uno dei cardini della storia: la ragazza ha un sacco di problemi psicologici legati al fatto che, quando era bambina, fu una delle cavie che Walter utilizzò per i suoi esperimenti, ma furono proprio quegli esperimenti (che riguardavano la  somministrazione di un medicinale in grado di ampliare le capacità mentali, il Cortexiphan) a rendere Olivia una donna “speciale” in grado di fare cose incredibili soltanto col pensiero. È lei a fermare Windmark, l’osservatore che sta per rovinare il “piano finale” partorito da Walter per evitare la guerra. Certo, se Walter non fosse stato Walter, Olivia non avrebbe avuto bisogno di quei poteri semplicemente perchè tutte le vicende raccontate in Fringe non sarebbero esistite. Ma se W. non fosse stato W., non staremmo qui a parlare di questa serie.

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Affascinanti anche i comprimari: dal colonnello Phillip Broyles, capo della sezione Fringe, duro ma giusto, all’agente Astrid Farnsworth, che diventa una sorta di “mamma/balia” per Walter; dal misterioso Sam Weiss, custode di un’incredibile verità, all’agente speciale Lincoln Lee, sveglio e leale, che si innamora dell’Olivia alternativa. Tra i personaggi secondari, però, il più originale e ben scritto è sicuramente Settembre, l’osservatore che diventa amico di Walter e, alla fine, diventa “umano” e aiuta i nostri. Anche tra gli osservatori, esseri insensibili e privi di emozioni, capaci di spostarsi nel tempo, possono fare capolino i sentimenti. L’unico personaggio sfocato, probabilmente, è William Bell, ex socio di Walter, che appare di rado e passa (troppo) velocemente dallo schieramento dei cattivi a quello dei buoni e viceversa.

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Attori

Se si dovesse citare un solo grande attore presente nel cast di Fringe, la scelta ricadrebbe certamente su John Noble, l’interprete di Walter. Già attore teatrale, presente anche in numerosi film famosi (ad esempio Il signore degli anelli) ma decisamente misconosciuto, Noble è grandissimo sia nel tratteggiare la complessa personalità di Walter, in bilico tra genio e follia, sia nel “mutare” il proprio stile quando va ad interpretare il Walter alternativo (che lui chiama Walternate), decisamente più serio e severo del nostro. L’attore è talmente bravo da farci spesso dimenticare che i due Walter sono entrambi interpretati da lui medesimo: talvolta, pare di aver davanti due players diversi. Noble è una spanna sopra tutti, ma nemmeno gli altri se la cavano male: ci è piaciuto Joshua Jackson, che finalmente riesce a staccarsi dal Pacey di Dawson’s Creek, ruolo che pareva averlo assorbito totalmente, e ci è piaciuta la poco nota Anna Torv, abile nel sottolineare le complesse sfaccettature di Olivia e, proprio come ha fatto Noble, a recitare in maniera totalmente diversa quando si ritrova nelle vesti della Olivia alternativa. In conclusione, vorremmo citare almeno altri due mostri sacri presenti nella serie: Blair Brown, vista in Chiamami Aquila con Belushi, nel ruolo di Nina Sharp, e Leonard Nimoy, l’ex Spock che qui interpreta il misterioso e potentissimo William Bell.

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L’universo parallelo

Il talento visionario di Abrams e soci si vede soprattutto nella costruzione dell’universo parallelo. Un universo in cui le Twin Towers sono ancora in piedi, il cielo di Manhatan (con un T sola) è attraversato da dirigibili (l’Empire State Building fu davvero progettato come punto d’attracco per velivoli ad elio), al cinema si guarda Ritorno al futuro con Eric Stoltz (che iniziò davvero a girarlo, per poi essere sostituito da Michael J. Fox) e la stazione è intitolata a Bruce Springsteen. Sono elementi apparentemente insignificanti, talvolta molto ironici, ma perfetti nel descrivere questo universo parallelo in cui anche i doppioni dei protagonisti sono diversi: il Broyles (capo della divisione Fringe) alternativo è quasi uguale al nostro, ma ad esempio Olivia è diversissima, meno fredda e più esuberante, Walter è freddo e calcolatore, Astrid (l’aiutante di Walter in laboratorio) è autistica. L’agente Charlie Francis, morto nel nostro universo, è vivo in quello alternativo, Nina Sharp (che gestisce le ditte di William Bell) viceversa.

L'universo alternativo

Questo, più o meno, è quello che ci è piaciuto di Fringe, e ci auguriamo che il bacino dei fan italiani si possa allargare. In conclusione, vi linkiamo uno dei nostri pezzi preferiti. La scena in cui, in un mondo devastato dalla guerra degli osservatori, Walter ascolta un vecchio cd musicale e piange, guardando un fiore. L’unico rimasto in un mondo senza colori.

Vai alla scena

 R. P.

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