Dracula di Bram Stoker

(Bram Stoker’s Dracula)

Regia di Francis Ford Coppola

con Gary Oldman (Dracula), Winona Ryder (Mina Murray), Anthony Hopkins (Abraham Van Helsing), Keanu Reeves (Jonathan Harker), Richard E. Grant (Dottor Jack Seward), Cary Elwes (Lord Arthur Holmwood), Bill Campbell (Quincey P. Morris), Sadie Frost (Lucy Westenra), Tom Waits (Thomas Renfield).

PAESE: USA 1992
GENERE: Horror
DURATA: 127′

Tornato a casa dopo aver sconfitto i turchi nel 1462, il sanguinario conte romeno Vlad Tepes scopre che l’amata Elisabetta, credendolo morto in battaglia, si è tolta la vita. Rinnegato Dio, si lascia attraversare dalle forze del male e si tramuta nel vampiro Dracula. Quattrocento anni dopo il conte arriva a Londra convinto che la giovane Mina Murray, promessa sposa dell’agente immobiliare Harker, sia la reincarnazione dell’amata Elisabetta…

Dal celeberrimo romanzo (1897) di Bram Stoker, adattato dal regista con James V. Hart. Due sostanziali differenze rispetto alla storia originale: si conferisce al personaggio un retroterra d’amor tragico e si dipinge una protagonista femminile, la Mina di Winona Ryder, che per la prima volta non è vittima ma coraggiosa artefice del proprio destino. Ella cede volontariamente al fascino del conte perchè quest’ultimo rappresenta tutto ciò che la società (ipocritamente proibisce). Nel scegliere questa rischiosa via di sangue e sesso Coppola non tradisce Stoker, bensì ne esplicita il significato che ai tempi doveva restare recondito: il romanzo era, in fin dei conti, un atto d’accusa verso la morale bigotta e repressiva dell’epoca vittoriana. Ma quello di Coppola è soprattutto un film sul cinema, o meglio, su un modo antico di fare cinema: rifiuta gli effetti digitali e torna ai trucchi del cinema di una volta (l’iride, la sovrapposizione fotografica), ottiene effetti allucinati distorcendo le immagini con grandangoli estremi, torna a un gusto visivo tipicamente espressionista che rimanda non soltanto al Nosferatu di Murnau (l’uso delle ombre) bensì anche a Il gabinetto del dottor Caligari di Wiene (le scenografie irrealistiche, quasi dipinte). Scelte tutt’altro che gratuite: anche il cinema è, come sottolineano le parole di Mina dinnanzi al cinematografo, un qualcosa di troppo libero per non essere considerato scandaloso dalla società. Un’esasperata fiera del kitsch violento che sfiora spesso il ridicolo volontario ma non manca di una buona dose di humor nero (memorabile la sequenza dell’autopsia che stacca su un piatto di arrosto). Memorabile prova di Oldman, costretto a subire almeno una decina di mutazioni notevoli, e altrettanto memorabile quella della Ryder, vera protagonista della pellicola. Gli altri personaggi, escluso il suo, sono sfocati, bidimensionali, poco memorabili. Volutamente? Particina per la Bellucci, ovviamente nuda, nei panni di una delle tre spose di Dracula. Tre Oscar tecnici strameritati: costumi (Eiko Ishioka), trucco e montaggio sonoro.

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