Dopo mezzanotte

Regia di Davide Ferrario

con Giorgio Pasotti (Martino), Francesca Inaudi (Amanda), Fabio Troiano (l’angelo), Francesca Picozza (Barbara), Giampiero Perone (Bruno), Pietro Eandi (il nonno di Martino), Andrea Romero (il proprietario del Fast Food), Maurizio Vaiana (il cugino Maurizio), Ivan Negro (Ivan), Francesco D’Alessio, Gianni Talia, Andrea Moretti (membri della gang della Falchera).

PAESE: Italia 2003
GENERE: Commedia romantica
DURATA: 88’

Martino, introverso e silenzioso giovanotto, fa il guardiano notturno alla Mole Antonelliana, sede del museo del cinema. Di giorno dorme, di notte guarda vecchi film muti in bianco e nero. Amanda vive alla Falchera e lavora in un fast food, maltrattata da un datore di lavoro arrogante e insensibile. Lui la ama segretamente, lei ama un piccolo ladro d’auto che la tradisce. Quando Amanda, ricercata dalla polizia per aver reagito alle ingiurie del proprio capo, corre a nascondersi proprio dentro la Mole, Martino non può credere ai suoi occhi. Riuscirà a conquistarla?

Scritto dal regista e girato in digitale HD, è un piccolo, aggraziato, poetico capolavoro low budget che parla dell’amore, in tutte le sue forme. C’è, ovviamente, l’amore romantico tra i quattro protagonisti; c’è l’amore per una città, Torino, raramente così bella sullo schermo; c’è l’amore per l’arte, in questo caso il cinema, che è vita e plasma la vita; c’è, ultimo ma non ultimo, l’amore per l’esistenza, un amore che prende in se gli altri tre tipi di sentimento e li fa diventare un tutt’uno atto a sopportare le brutture del mondo e le brusche sterzate del caso. Con grande dolcezza e sensibile partecipazione, Ferrario racconta la storia di un gruppo di perdenti che si riscatta seguendo le piccole cose e accontentandosi del buono che ancora si trova nelle persone. Non a caso, nel film non ci sono “cattivi”: Ferrario ama tutti i suoi personaggi, li rispetta, li comprende. Grazie anche ad uno scenario fascinoso come la Mole (il film è un’ottima pubblicità per il museo del cinema), la storia di Martino e Anna si trasforma in un caleidoscopico cinematografico (non cinefilo) colorato e poetico che si ispira alle storie raccontate in passato da Charlie Chaplin e Buster Keaton. Al di là del personaggio di Martino, che cammina come Charlot e ricostruisce nel suo appartamento le invenzioni di Keaton, è tutto il film ad essere girato come una vecchia pellicola muta, di cui ripropone addirittura forme e strutture narrative. Ed è proprio alla luce di questi elementi che non si può considerare il finale del film un finale banale: il lieto anacronismo dell’ultima inquadratura – che, in realtà, svela l’indeterminatezza del futuro – non rivela un vuoto d’idee come qualcuno ha affermato, bensì  un esplicito omaggio a quei film che, nonostante tutto, indicavano lo “stare insieme” come antidoto alle brutture dell’esistenza.

Fuori tempo massimo? Forse, ma di un lirismo e di una tenerezza che raramente si vedono nel cinema italiano odierno. Qua e la da l’impressione di essere sovraccarico di questioni filosofiche, e i venti minuti che precedono il finale sono un po’ macchinosi (specie nel modo in cui l’angelo esce di scena), ma la maggior parte delle trovate va a segno – geniale l’inserimento nel copione dei numeri di Fibonacci – e il film, oltre che veicolare temi importanti, è molto molto divertente. Merito dei dialoghi scoppiettanti e di un terzetto di attori in stato di grazia, ma nessuno dei comprimari (tutti sconosciuti) gli è da meno. Menzione speciale al simpaticissimo Troiano, ladro di auto gentile e, in fin dei conti, buono: il suo rapporto coi compagni di gang  e le sue ultime parole prima di “lasciare” la città sono tra gli elementi più riusciti del film. Perennemente in bilico tra neorealismo e novelle vague, Ferrario dimostra di essere uno dei registi più colti e originali della sua generazione. Musiche di Daniele Sepe e Fabio Barovero (ex Mau Mau) eseguite dalla Banda Ionica e dalla Banda della Falchera. La scanzonata e irriverente voce del narratore è di Silvio Orlando. Da non perdere per chi ama il cinema, per chi ama Torino, per chi ama e basta.

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