Dead Man

(Dead Man)

Regia di Jim Jarmusch

con Johnny Depp (William Blake), Gary Farmer (Nessuno), Lance Henriksen (Cole Wilson), Mili Avital (Thel Russell), Robert Mitchum (John Dickinson), Michael Wincott (Conway Twill), Eugene Byrd (Johnny “The Kid” Pickett), Crispin Glover (l’uomo sul treno), John Hurt (John Scholfield), Gabriel Byrne (Charlie Dickinson), Iggy Pop (Salvatore “Sally” Jenko), Billy Bob Thornton (Big George Drakoulious), Alfred Molina (Missionario), Jared Harris (Benmont Trench).

PAESE: USA 1995
GENERE: Western
DURATA: 121’

Sul finire dell’ottocento, il mite contabile William Blake arriva nella cittadina di Machine in cerca di un impiego. Cacciato in malo modo dalla ditta che avrebbe dovuto assumerlo, passa la notte con la bella Thel e si ritrova in un conflitto a fuoco con il di lei ex fidanzato, figlio del boss locale. Ferito e braccato, William è soccorso dal pellerossa Nessuno, convinto che dentro di lui si celi lo spirito del poeta e pittore inglese omonimo William Blake (1757 – 1827).

Il sesto film dell’indipendente Jarmusch è un western onirico ed allucinato che rilegge i clichè del genere attraverso uno stile estremamente personale. Un viaggio iniziatico verso la morte che mescola parentesi di black humor e impennate grottesche, esplosioni di inaudita violenza e inaspettati momenti di tenerezza. La scelta di filmare un west mai così laido ed osceno e i rimandi all’opera del poeta William Blake non sono casuali: come può la poesia (e l’arte in generale) trovare posto in un mondo simile? Un mondo violento e amorale in cui anche l’individuo più mite è costretto dalle circostanze a trasformarsi in un assassino, in cui la bellezza è destinata a perire e i sogni a insozzarsi nel fango e nel sangue come accade ai fiori di carta di Thel. Con un bianco e nero di rara potenza espressiva (fotografia di Robby Muller) e uno stile asciutto ed essenziale, Jarmusch s’inventa un film d’inseguimento senza suspense che rifiuta i miti del western (quello della frontiera e quello dell’eroe) per raccontare un’umanità reietta e degradata in cui chi spara spara alle spalle, la vita non ha alcun valore (se non economico) e l’unico barlume di generosità disinteressata arriva da chi è considerato selvaggio (i pellerossa) o inferiore (gli animali). Negare che il film sia un po’ troppo lungo e soffra di una certa ripetitività, specialmente verso la fine, sarebbe ingiusto, ma la narrazione è così piena di spunti e personaggi riusciti da tenere alta l’attenzione. Menzione speciale per Depp, capace di raccontare alla perfezione il mutamento – fisico e interiore – del suo protagonista: il William Blake del prologo e il William Blake del finale sembrano interpretati da due attori diversi. Neil Young è l’autore ed esecutore unico della colonna sonora, composta da una serie di ipnotiche ed efficaci improvvisazioni con la chitarra elettrica sul tema principale. Lo scarso successo di pubblico è forse imputabile al nichilismo che impregna il racconto: l’unica pace che si può trovare è nella morte.

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