Copland

(Copland)

Regia di James Mangold

con Sylvester Stallone (Freddy Heflin), Harvey Keitel (Ray Donlan), Ray Liotta (Gary “Figgsy” Figgis), Robert De Niro (Tenente Moe Tilden), Peter Berg (Joey Randone), Janeane Garofalo (Cindy Betts), Robert Patrick (Jack Rucker), Michael Rapaport (Murray “Superboy” Babitch), Annabella Sciorra (Liz Randone), Noah Emmerich (Bill Geisler), Arthur J. Nascarella (Frankie Lagonda), Cathy Moriarty (Rose Donlan).

PAESE: USA 1997
GENERE: Poliziesco
DURATA: 100’

L’immaginaria Garrison (New Jersey) è una cittadina sonnacchiosa abitata quasi interamente da poliziotti, “fuggiti” dall’inferno urbano della vicina New York in cui quasi tutti lavorano. Tutore dell’ordine è lo sceriffo Freddy Heflin, bonaccione sordo da un orecchio che crede di vivere nel migliore dei mondi possibili. Quando scopre la corruzione dilagante che serpeggia tra i colleghi, si sveglia e cerca di fare giustizia, ma le cose non sono facili come sembrano…

Scritto e diretto da un regista promettente al suo secondo film, è uno riuscito poliziesco che non disdegna l’approfondimento psicologico dei personaggi. Il tema di partenza non è nuovo (i tutori dell’ordine si credono al di sopra della legge), qualche volta la sceneggiatura è un po’ meccanica e nel finale cede alla retorica, ma la pellicola rappresenta una ventata d’aria fresca nel desolante panorama del noir americano anni ’90. Mangold non è Michael Mann, ma il suo talento dietro la macchina da presa è indiscutibile: dirige con arguzia gli attori, non teme i cambi di ritmo e sa creare (aiutato dalla preziosa fotografia di Eric Alan Edwards) atmosfere affascinanti e notturne che lasciano il segno. La sua regia è lontana dalle mode, complessa ma lineare, ed è intelligente – e coraggiosa – quando sacrifica l’azione per indagare i sentimenti dei protagonisti. Il passato dei personaggi viene a galla in modo mai didascalico, e lo sviluppo dell’intreccio non è affatto convenzionale. Il finale onirico, pur debitore di Taxi Driver, è un pezzo di grande cinema. Cast strepitoso (Keitel e De Niro su tutti) guidato da uno Stallone bolso e scafato che accetta – coraggiosamente – il ruolo di un perdente disilluso che tenta un ultimo sprazzo di dignità. Non c’è un solo attore fuori parte, nemmeno tra i comprimari. La musica di Howard Shore è un pò troppo ampollosa, ma in compenso in colonna sonora si fanno notare due pezzi di Bruce Springsteen. In bilico tra il western crepuscolare e il noir metropolitano, è un poliziesco realistico che gli amanti del genere non possono perdere.

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