Regia di Mario Monicelli
con Paolo Villaggio (Ginepro Parodi detto Dieci), Massimo Ceccherini (Gino Martini), Beatrice Macola ((Testa di rapa), Marco Graziani (Fortunato Calamai), Elijan Raynard Childs (Washington), Paolo Hendel (Ragionier Fortini), Stefano Davanzati (Drago), Antonella Ponziani (Wilma), Eva Grimaldi (Topona), Vittorio Benedetti (Callicchero), Giuseppe Oppedisano (Taddei), Alessandro Paci (un carabiniere), Novello Novelli (lo zingaro).
PAESE: Italia 1994
GENERE: Commedia
DURATA: 118′
Agosto ’44. L’ex pugile Dieci mette insieme una scalcinata squadra d’atleti e, a bordo di un camion tutto scassato, attraversa la Toscana appena liberata inscenando spettacolini di boxe con cui fare quattro soldi. Tra sagre di paesi, incontri non troppo cordiali con inglesi, americani e partigiani, il gruppetto raccatta tutti i senza casa che trova per strada…
Scritta da Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Piero De Bernardi e Leo Benvenuti, una versione “moderna” de L’armata Brancaleone che racconta la confusione che regnava in Italia durante i mesi della liberazione. Film rurale, lontano dalle città, è un inno agli sfigati di tutti i tempi nel perfetto stile del regista: divertente, tenero e commovente. Monicelli sarà anche meno cattivo che in passato (tra i “buoni” c’è un’impenitente ausiliaria fascista), e qualche scelta lascia effettivamente perplessi (il trattamento riservato ai partigiani), ma il film è godibile e malinconico al punto giusto. Personaggi sin troppo caricaturali? Può darsi, ma anche profondi, “veri”, sempre raccontati – anche quando si trovano sul fronte “sbagliato” – con pietas e rispetto. Mitica la figura del cane Sughero, sorta di Aquilante in miniatura cui Monicelli riconosce la stessa dignità dei suoi compagni di viaggio umani. Altri temi cari a Monicelli che vi fanno capolino: antiamericanismo, amicizia virile, vicinanza col romanzo picaresco. Suggestiva la colonna sonora a ritmo di jazz d’epoca selezionato da Renzo Arbore. Grande Villaggio.
