Blade II

(Blade 2)

Regia di Guillermo Del Toro

con Wesley Snipes (Blade), Kris Kristofferson (Abraham Whistler), Norman Reedus (Scud), Leonor Varela (Nyssa Damaskinos), Ron Perlman (Reinhardt), Luke Goss (Jared Nomak), Daz Crawford (Lighthammer), Matt Schulze (Chupa), Danny John-Jles (Asad), Rey-Phillip Santos (Red Eye), Tony Curran (Sacerdote), Santiago Segura (Rush), Marek Vasut (Lolem).

PAESE: USA 2002
GENERE: Fantastico
DURATA: 119′

Il cacciatore di vampiri Blade è costretto ad allearsi coi suoi peggiori nemici per contrastare l’ascesa di un alcuni mutanti che uccidono sia umani che vampiri. Ma, attenzione, non tutto è come sembra, e forse c’è un complotto adito a distruggere sia gli uni che gli altri…

A quattro anni di distanza dal primo capitolo, lo sceneggiatore David S. Goyer torna sul personaggio Marvel creato da Marv Wolfman e Gene Coleman con un nuovo, talentuoso regista. Il prescelto è lo spagnolo Guillermo Del Toro, cineasta visionario spagnolo che si era già fatto notare con due horror anomali, Mimic (1997) e La spina del diavolo (2001).

La storia è sempre quella – Blade, mezzo uomo mezzo vampiro, lotta contro le creature della notte aiutato dal padre adottivo Whistler, apparentemente morto nel primo che qui torna in grande stile – ma Goyer e Del Toro puntano sull’espediente narrativo dell’alleanza e riescono nell’intento di inventare qualcosa di originale: l’incontro tra diverse razze rovescia la prospettiva e offre spunti di riflessione non banali (è Blade il buono? O vede semplicemente le cose da un altro punto di vista?), spunti che regalano sequenze “nuove” e praticamente mai viste inerenti allo stile di vita dei misteriosi ed oscuri succhia sangue. Non un seguito, ma una rilettura del personaggio, più delineato psicologicamente a affiancato da nuovi amici e nemici molto più interessanti dei precedenti (come l’Emobranco).

E se nel primo la metropoli era fedele alla nostra epoca, qui Del Toro ne rivisita stili e spazi approntandoli  ad un disfacimento morale e tecnologico che ricorda da vicino Blade Runner, peraltro prontamente citato (ma i riferimenti alle arti sono molteplici). I corpi diventano cronenberghiani nel loro sezionamento, mentre luci e ombre si fondono in un tutt’uno imbevuto nelle leggi del caos (bella fotografia di Gabriel Beristain).

La regia di Del Toro non avrà guizzi eccezionali, ma non è mai banale e si muove verso la sperimentazione; accentua l’aura epica di un personaggio maledetto che, come uno 007 moderno “sa sempre cosa fare”; aumenta le dosi di psicologia e lascia che l’amore faccia capolino anche in una storia come questa, un amore che non si con suma ed è destinato a finire. Già, perché checche se ne dica, Del Toro non vede il mondo con occhi ottimisti. E anche per questo rinuncia alle convenzioni hollywoodiane della violenza da videogames (vecchie ancor prima di nascere), agli stereotipi e ai passaggi scontati o aspettati che tranquillizzano l’animo dello spettatore. È un visionario che fa cinema notturno, e lo fa bene.

Gli snob che lo hanno bollato come semplice trasposizione fumettistica di poco conto, avrebbero ragione a ricredersi: il film di Del Toro ha ritmo, energia, freschezza, passione. Ed è efficace nelle sue suggestioni post moderne. Ottimo e simpatico Snipes, sempre più aderente al suo giustiziere “all black”, e bravissimo anche il ritrovato Kristofferson. Per gli amanti del genere è un film da non perdere, nel suo perfetto equilibrio tra azione e pathos. Per gli altri è un buon modo per trascorrere due ore di tempo davanti ad uno schermo.

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