Avventure di un uomo invisibile

(Memoirs of an invisible man)

Regia di John Carpenter

con Chevy Chase (Nick Halloway), Daryl Hannah (Alice Monroe), Sam Neill (David Jenkins), Michael McKean (George Talbot), Stephen Tobolowsky (Warren Singleton), Jim Norton (Dottor Bernard Wachs), Paul Perri (Gomez), Pat Skipper (Morrisey), Patricia Heaton (Ellen), Donald Li (Tassista).

PAESE: USA 1992
GENERE: Fantastico
DURATA: 100′

Nick Halloway, agente di cambio di San Francisco, arrogante e misogino, diventa invisibile per colpa di un incidente che fa esplodere una tempesta di molecole nucleari. Mentre tenta di tornare “visibile”, è costretto a fuggire dal bieco agente governativo Jenkins che lo vuole catturare per farne una spia al servizio del potere…

Dopo due progetti low budget (Essi vivonoIl signore del male) Carpenter torna a Hollywood e gira il suo film più prettamente classico, quello meglio inserito nei canoni commerciali del prodotto da Blockbuster. Ma attenzione: non sarebbe corretto accusarlo, come ha fatto qualcuno, di aver messo la sordina sia al suo talento visionario che ai suoi originali messaggi socio- politici. Certo, il film indossa il vestito della commedia fantastica, è colmo di effettoni molto “accademici” e già visti e privo di certe atmosfere tipicamente carpenteriane che avevano reso grande il suo cinema; ma non è così male, e riserva parecchie letture sia a livello tematico che a livello filmico. Nella storia del mediocre Nick, re delle apparenze che diventa invisibile, non è difficile leggere una metafora dei nostri tempi basati sull’aspetto delle cose e non sul loro contenuto. A livello filmico Carpenter continua invece il suo lavoro sullo sguardo e sulle potenzialità della macchina da presa come surrogato degli occhi che riprende fedelmente la realtà per poi modificarla a piacimento. Effetti speciali della Industrial Light and Magic di Goerge Lucas, sceneggiatura scritta a sei mani da William Goldman, Robert Collector e Dana Olsen. Tratto dal libro Ricordi di un uomo invisibile di H. F. Saint, contiene parecchi rimandi visivi a L’uomo invisibile di James Whale, film del 1933 che lanciò il mito del “mostro”. È sicuramente un Carpenter minore, ma ha ritmo, diverte, ogni tanto fa pure pensare.

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