Anarchia – La notte del giudizio

(The Purge: Anarchy)1403570057_anarchia-la-notte-del-giudizio-in-streaming

Regia di James DeMonaco

con Frank Grillo (Leo Barnes), Carmen Ejogo (Eva Sanchez), Zach Gilford (Shane), Kiele Sanchez (Liz), Michael K. Williams (Carmelo Johnson), Zoe Soul (Cali Sanchez), Justina Machado (Tanya), John Beasley (il padre di Eva), Jack Conley (il padre di Tanya).

PAESE: USA 2014
GENERE: Thriller
DURATA: 103′

Durante l’annuale notte dello Sfogo – dodici ore in cui qualsiasi reato grave, incluso l’omicidio, diventa legale – il solitario e misterioso Leo aiuta quattro personaggi in difficoltà: una coppia in procinto di separarsi e una madre con figlia, queste ultime di colore. Riuscirà, nonostante gli intoppi, a compiere la missione per cui era uscito di casa?

Secondo capitolo della serie, ad appena un anno di distanza dal pregevole capostipite. DeMonaco, anche sceneggiatore e responsabile dell’inquietante idea di base, ha centrato (di nuovo) il bersaglio. Come il primo, ha il vestito del thriller d’azione violenta e l’anima del saggio antropologico/politico sulle aberrazioni della società USA. La scelta di cambiare il punto di vista (nel primo una famigliola borghese e bianca, qui madre e figlia proletarie e di colore) si rivela azzeccata perché accentua un discorso già fortemente politico, raro nel panorama dell’horror/thriller odierno; così come si rivela azzeccata la scelta di mettere al centro della vicenda un (anti)eroe squisitamente “morale” che contrasta con l’amoralità che regna su tutto, ultima incarnazione filmica dello Snake Plissken carpenteriano (un cinema, quello di Carpenter, con cui questo ha parecchio in comune) e ultimo baluardo d’umanità in un mondo che sembra aver smarrito il senso delle cose. DeMonaco difetta forse della sobrietà registica del suo maestro, ma è una mancanza riscattata da un innegabile talento visivo: molte le sequenze riuscite, e perfetto il clima di malata inquietudine che si respira per tutto il film. Rispetto al primo, guadagna punti anche per quanto riguarda il ritmo, la tenuta narrativa, la ricchezza delle trovate, la galleria di personaggi fortemente simbolici che entrano nella memoria con una battuta (la grassona che spara dal tetto citando la Bibbia, la vecchia che dirige la “caccia”, il leader nero in stile Malcolm X). Notevole l’apporto fotografico di Jacques Jouffret. Film anche coraggioso nel suo radicale pessimismo: il sogno americano è a tutti gli effetti diventato un incubo. Il migliore della trilogia. Seguito da Election Year.

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